Edizioni Lotta Comunista
Trascritto per internet da Antonio Maggio (Primo Maggio), agosto 2001
5] Filosofia civile e materialismo politico
NASCITA INGLESE DELLA TEORIA MATERIALISTA
[36] Il percorso storico di Hobbes, con una pratica individuale opposta alla sua teoria sociale, ne è la dimostrazione. Il fatto che non abbia consapevolezza della portata della sua teoria statuale e della natura borghese che la caratterizza rafforza la dimostrazione stessa. Spesse volte capita di cogliere, nella vita di singoli teorici, una serie di aspetti che aiuta immediatamente a individuare il carattere sociale della loro opera; ma ciò non significa che si debba concepire la determinazione sociale come immediata e individuale, cioè riflessa immediatamente nella vicenda individuale. Né d'altra parte si può di una teoria vedere solo la determinazione sociale. Limitarsi ad affermare questo principio significa non fare analisi scientifica. Occorre vedere come e perché una teoria è stata determinata. Nel caso di Hobbes questa analisi è facilitata. In primo luogo la realtà obiettiva è costituita da una pratica sociale borghese giunta ad un grado elevato della rivoluzione in Inghilterra. In secondo luogo l'individuo Hobbes è contrario alla pratica sociale borghese. Esiste una produzione sociale delle idee, un meccanismo sociale che si "riflette" nel cervello dell'individuo, indipendentemente dalla sua consapevolezza o coscienza. Se ad ogni pratica individuale (ammesso che sia possibile una pratica puramente individuale e al di fuori di ogni rapporto sociale) corrispondesse una teoria individuale, non esisterebbero ideologie di classe ma individuali, cioè caratteristiche individuali di pensiero, equivalenti a tante altre caratteristiche somatiche di ogni individuo della specie umana. Se ciò fosse possibile avremmo un adeguamento meccanico della pratica alla teoria; la pratica sarebbe in un rapporto immediato e biologico con la teoria. L'uomo sarebbe un uomo-macchina semplice e non un uomo sociale complesso. Così lo vedranno i materialisti meccanicisti del Settecento dei quali gli odierni "sovrastrutturalisti" non sono che una grottesca e inconsapevole imitazione. Se la pratica di classe è una pratica sociale, il fatto che un individuo la compia come pratica individuale è un puro caso. La teoria è sociale perché è il prodotto di una pratica sociale; che venga elaborata d un determinato individuo è altrettanto casuale. La pratica individuale di Hobbes è antiborghese. Vuole una teoria per questa sua pratica individuale, ma questa teoria non si limita a sistematizzare la sua pratica, ossia a trovare un'ideologia. Non ci sarebbe stato bisogno del suo lavoro intellettuale poiché l'ideologia c'era da tempo. Hobbes vuole andare oltre, e qui inizia la sua grandezza. Vuole analizzare la realtà che, ideologicamente, ritiene ancora corrispondente alle sue idee. Ma quando analizza la realtà lo fa da materialista: quindi, nella sua teoria materialista e nella sua pratica materialista, riesce a scoprire scientificamente la realtà oggettiva. Scopre l'individualismo borghese. Lascia alla porta l'ideologia per poi riprenderla per rivestire le sue scoperte. [37] Con Baruch Spinoza (1632-1677) appare una teoria borghese della politica. Quando Baruch nasce ad Amsterdam, da genitori ebrei spagnoli sfuggiti alla persecuzione cattolica, Francis Bacon (1561-1626) è morto da 6 anni, William Petty (1623-1687) ha appena 9 anni, Cartesio (1596-1650) ne ha 36 e Thomas Hobbes (1588-1679) ha raggiunto i 44. Coetaneo di Spinoza è John Locke (16321704). Il "Leviatano" di Hobbes è del 1653, il "Trattato teologico politico" di Spinoza del 1670, il "Trattato" sulle tasse di Petty del 1662 e i "Due Trattati" di Locke del 1690. Nella seconda metà del Seicento, nell'arco di quattro decenni, giungono a maturazione quattro grandiose elaborazioni che seguono il corso della guerra dei Trent'anni, nella prima metà del secolo, tra la potenza spagnola in declino e la potenza francese in ascesa e l'esplosione delle rivoluzioni borghesi in terra inglese e in terra olandese. In uno spazio temporale ristretto si concentra una riflessione teorica eccezionale, tale da essere ripresa in successivi periodi ad alto tasso teorico e da giungere di slancio ai nostri giorni. Baruch Spinoza muore a 45 anni, dopo la fine dei fratelli De Witt, repubblicani e democratici, decretata nel 1672 da Guglielmo d'Orange. Il filosofo è amico dei due capi; il "Trattato teologico-politico" e il "Trattato" politico, rimasto incompiuto, si ispirano all'azione dei De Witt. La democrazia viene indicata come la forma razionale dello Stato. E una elaborazione nuova rispetto a Hobbes. La ragione dell'inglese conduce alla forma assolutistica dello Stato, a contenuto capitalistico. La filosofia di Spinoza è un prodotto della rivoluzione borghese nei Paesi Bassi. Ha 16 anni quando termina la guerra dell'Olanda contro la Spagna e si forma in un periodo dove si vanno definendo le idee materialistiche e dove la lotta accanita tra le varie correnti politico-religiose, proprio come avviene in Inghilterra, rende possibile, anche se parzialmente, la libertà di stampa e di religione. Avviato agli studi religiosi nella Sinagoga, Spinoza ne viene espulso a causa della sua critica al dogmatismo. Ammalato incurabilmente di tubercolosi, trova accoglienza a Rijnsburg nella setta cristiana dei collegianti dove, dopo il matrimonio, vive modestamente lavorando, dal 1656 al 1663, come arrotatore di lenti. La frequentazione dei mennoniti e dei collegianti, i quali sono in polemica sia con i cattolici che con i protestanti ortodossi, influisce nella sua maturazione. Di fatto, Spinoza si trova nella situazione rara di essere al di fuori da ogni comunità religiosa, e ciò a causa di un libero pensiero nato dal confronto teologico e filosofico e di una tolleranza prodotta dallo scontro di correnti. L'ideologia democratica capovolge la realtà e fa derivare la pratica della tolleranza dall'idea della tolleranza. Ma la storia delle lotte sociali e delle' corrispondenti lotte politiche non usa trucchi. Lo scontro fra classi, frazioni di classe, correnti politiche e correnti religiose produce un equilibrio, più o meno momentaneo, di forze. Da tale equilibrio, nelle varie occasioni storiche, nascono varie teorie, come quella della tolleranza e quella del bonapartismo. La scienza politica marxista si è sviluppata proprio analizzando le teorie che pretende vano di spiegare in termini culturali uno dei più complessi risultati della lotta delle classi e della lotta politica determinata: il risultato, appunto, dell'equilibrio.METODO DELLA PASSIONE E DELLA RAGIONE
[38] Quando, nel 1670, Spinoza pubblica, anonimo, il "Trattato teologico-politico", la borghesia olandese è già al potere ed è impegnata a mantenere il nuovo ordine sociale. La teoria dello Stato di Spinoza riflette questo evento storico quando richiede una Repubblica forte perché gli uomini si dividono tra coloro che seguono la ragione e coloro che sono mossi dalla passione. I diritti dell'individuo e i diritti dello Stato si estendono fin dove arriva la loro forza, poiché la società è un sistema di forze. Il "Trattato" dice che: "Nessuna società può esistere senza governo e forza". Compito dello Stato è quello di trovare un equilibrio stabile delle forze. Chi altera questo equilibrio, recando danno alla vita fisica e alla vita razionale degli uomini, deve essere allontanato dalla società con i "mezzi più sicuri". La violenza della rivoluzione borghese è qui giustificata come atto di "ragione" contro i moti della "passione", concepita spesso come forza perturbante. Lo Stato assicura, invece, agli uomini i loro "inalienabili diritti naturali", ossia la proprietà privata e la libertà di pensiero e di coscienza; diritti, appunto, della vita fisica e della vita razionale. L'equilibrio stabile delle forze diventa, nella teoria politica del filosofo olandese, il risultato della conoscenza delle passioni. Nella nostra interpretazione, la tolleranza religiosa è un aspetto dell'equilibrio delle forze ed è proprio la prova che è divenuto un equilibrio stabile, tanto più che viene assunta come condizione dello sviluppo della scienza e dell'educazione. Spinoza assegna un ruolo pratico e politico alla filosofia. La filosofia-scienza deve conoscere le passioni (amore, odio, ira, invidia, simpatia, ambizione ecc.) affinché l'uomo non ne sia schiavo. Le passioni non sono da condannare né da lodare, ma da comprendere perché sono proprie della natura umana, come il caldo e il freddo, la pioggia e il vento sono propri dell'atmosfera. La passione è, quindi, natura conoscibile dalla ragione. Con il non piangere e ridere ma comprendere, Spinoza giunge ad una formidabile conclusione: non esiste un bene assoluto, non esiste un male assoluto, non esiste una norma morale piovuta dal cielo, non esiste qualcosa di per sé giusta o ingiusta. Il filosofo elabora la sua teoria monistica della conoscenza: le passioni altro non sono che forze naturali conoscibili da una forza naturale che è la ragione. Passioni e ragione sono forze naturali dirette dal la politica, dallo Stato. La teoria monistica della conoscenza diventa il fondamento della teoria spinoziana dello Stato. Quando afferma che l'uomo è passione e ragione, in quanto parte inscindibile della natura, si erge contro il dualismo di Cartesio composto da un principio corporeo e da un principio spirituale. Spinoza enuncia un sistema monistico sotto forma di dimostrazioni geometriche. a) Esiste solo la natura, la quale è Dio in quanto creatrice-causa di se stessa. b) Tutte le cose sono soltanto manifestazioni, parti dell'unica "sostanza" che è la materia. Non esistono al di fuori di essa, ma per essa e con essa. c) Le cose si trasformano e Si muovono ma la "sostanza" (la materia) rimane immutabile ed eterna. d) Nel mondo c'è la necessità causale. Non può esistere un fenomeno soprannaturale. Il materialismo di Spinoza ha un carattere meccanicistico e un carattere metafisico, ma introduce nella rivoluzione borghese la visione monistica contro il dualismo.MATERIALISMO METAFISICO E RAZIONALISMO
[39] Con la sua importante teoria sulla natura come causa di se stessa, Spinoza non ha ancora risolto il problema della determinazione del pensiero. Perciò introduce nella materia l'idea dell'animazione, forzando arbitrariamente la rappresentazione del processo naturale. Da questa idea risalta il carattere metafisico del suo materialismo, pur eccezionale nel suo sostanziale ateismo Metafisico può, in realtà, essere considerato inizialmente il suo ateismo. Lo si vede dai giudizi sulla religione. Un primo giudizio è divenuto classico. La religione è "la fantasia e il delirio di un’anima timida ed oppressa". Un secondo giudizio ha maggiore riferimento politico:"...il mezzo d'inculcare nel popolo la venerazione dei suoi monarchi, come di dei". Il legame tra la forma di Stato e la venerazione ha, invece, magg1ore riferimento storico: monarchi e dei. Ma è il materialismo di Spinoza ad essere metafisico. Questo carattere emerge dalla definizione delle proprietà sostanziali ed inscindibili della materia, due delle quali sono considerate la estensione e il pensiero. La estensione della materia è concepita nella connessione reciproca meccanico-spaziale del mondo e nella materialità della "sostanza". La rappresentazione della materia finisce, in definitiva, con il pesare nella teoria dello Stato di Spinoza, anche se si sforza di scoprire il processo di sviluppo del mondo. Lo riconosce Engels nella sua "Dialettica della natura": "bisogna riconoscere il grandissimo merito della filosofia di allora... essa, a cominciare da Spinoza per finire con i grandi materialisti francesi, cercava fermamente di spiegare il mondo dal suo interno, fornendo di esso una dettagliata giustificazione alle scienze naturali del futuro". Engels non si stanca di ricordare, in ogni occasione, il debito della scienza nei confronti della filosofia. La "Storia del pensiero filosofico e scientifico" di Ludovico Geymonat stabilisce un confronto con il "Leviatano": "la differenza che egli stesso poneva fra le proprie idee e quelle dell'inglese Hobbes sta appunto nel fatto che, mentre lo Stato hobbesiano assorbe in sé i sudditi per annientare la loro autonomia, il suo mira invece a proteggere e ad assicurare le prerogative dei cittadini, conglobandole nei fini per i quali è sorto". I cittadini conferiscono al potere statale tutta la sovranità popolare in cambio di sicurezza e protezione. Per Spinoza il cittadino, che è capace di imporre a se stesso il dominio della ragione, non sarà mai schiavo; è significativo che il libro di Geymonat definisca "razionalismo politico" il pensiero del teorico olandese, dove delle tre forme di governo - monarchico, aristocratico e democratico - le prime due sono considerate deformazioni della terza. La comparazione teorica e storica riguarda il "razionalismo" della politica. [40] Differenze e affinità tra il teorico inglese e il teorico olandese sono, in definitiva, il riflesso di tre decenni di rivoluzioni e di guerre. Il patto dei Paesi Bassi è per uno Stato che deve avere una autorità assoluta sui suoi cittadini ed una autorità esclusiva. A giudizio della "Storia" di L. Geymonat: "Fino a questo punto Spinoza sembra non allontanarsi dal modello hobbesiano" La sua concezione si differenzia nel ritenere che l'inserimento dei singoli individui nella compagine statale sia esclusivamente dovuta alla "maggiore sicurezza che l'organismo statale offre al benessere dei singoli; solo per questa prospettiva essi sono disposti a rinunciare a quella libertà di cui godevano nello stato di natura". La prospettiva è, quindi, quella di uno Stato più forte di quello assolutista. L'autorità assoluta ed esclusiva è la garanzia di un organismo formidabile. Lo Stato forte è quello democratico. Ancora L. Geymonat: "In altri termini lo Stato, pur nella sua onnipotenza, non può - secondo Spinoza rendere schiavo il pensiero individuale, non può assoggettare la ragione. Perciò il cittadino che è capace di imporre a se stesso il dominio della ragione non sarà mai schiavo. La schiavitù è causata solo dal fatto che un individuo esegua delle azioni che giovino non a lui ma a chi le ha comandate; poiché lo Stato comanda azioni utili a tutti; esso non può avere per fine la schiavitù dei cittadini, ma la loro autentica libertà...". Lo Stato del "Tractatus" non è il "Leviatano" perché non ne abbia la forza, ma perché ne ha di più. Non può assoggettare la ragione dei suoi cittadini perché negherebbe se stesso; è proprio dalla ragione, ossia dagli interessi dei cittadini, che deriva la sua onnipotenza. Il razionalismo politico fa un passo avanti con Spinoza rispetto a Hobbes. Dalla passione passa alla ragione, dalla paura all'interesse. Lo Stato democratico è lo Stato più forte perché assume il massimo potere: "A condizione, cioè, che ciascuno trasferisca tutta la propria potenza alla società, la quale deterrà così da sola il sommo diritto naturale su tutto, vale a dire il supremo potere, a cui ciascuno, o liberamente o per timore dei castighi, dovrà obbedire. Questo diritto della società si chiama "democrazia", la quale si definisce, perciò, come l'unione di tutti gli uomini che ha collegialmente pieno diritto a tutto ciò che è in suo potere". Marx, nel "Quaderno Spinoza 1841", annota il passo ripreso dal capitolo XVI "I fondamenti dello Stato". Il curatore italiano del "Quaderno" scrive che "Marx si trova comunista senza cessare di essere liberale". Deve, però, tener conto de "L'ideologia tedesca": "A partire da Machiavelli, Hobbes, Spinoza, Bodinus etc., nei tempi moderni, per non parlare dei più antichi; si è presentato il potere come fondamento del di ritto; con ciò la concezione teorica della politica era emancipata dalla morale e restava soltanto il postulato che politica doveva essere oggetto di studio autonomo". Marx approda al comunismo.36 lotta comunista Maggio 1993
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39 lotta comunista Ago.-Settem. 1993
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Ultima modifica 11.09.2001