Battaglia comunista n. 11, novembre 1958
Fonte: Primo Maggio
Ciò che si deve fare
Non basta vedere nella estrema decadenza dei valori materiali e morali della società borghese, divenuta scettica, egoisticamente avida, portata a misurare tutto col metro dell'interesse immediato e personale, e che fa sua la massima: "Muoia il mondo purché io viva!" - non basta vedere in tutto questo il segno della rovina incombente nel fradicio mondo capitalista, ma si deve operare in tutti i modi e con tutti i mezzi per affrettarne la fine.
Bisogna credere nel marxismo in quanto scienza del proletariato rivoluzionario, e forti di questa certezza sputare in faccia ad ogni tentativo di minare in nome della cultura borghese questa granitica convinzione di dottrina e di prassi che si accetta intera o intera si respinge.
Non è lecito rifarsi a Marx come i cristiani a dio e gli ebrei al messia. Marx ha demolito in sede di analisi e di critica questo orribile sistema sociale, basato sulla proprietà e sullo sfruttamento; spetta agli uomini servirsi di questa analisi critica per rendere tale distinzione concreta e totale.
Occorre ritenere nemico della classe operaia chiunque metta in dubbio, o per paura o per opportunismo, tale solare certezza.
Bisogna diffidare di coloro che approfittano del periodo delle vacche grasse democratiche per dire tante parole e per dimenticare d'aver troppo taciuto nel periodo delle vacche magre (per noi!) fasciste. Non si riduce il marxismo alla semplice e ormai superflua dimostrazione sulla carta di un dato scientificamente vero, ma esso vive e vivrà nella misura che sapremo inserirlo nella realtà della vita quotidiana; nella misura che ne sapremo fare uno strumento di lotta quale che sia il clima politico imperante, democratico o fascista, e quale che sia il margine delle possibilità obiettive concessoci.
La Rivoluzione d'Ottobre va considerata come la più alta e più completa realizzazione di classe nella storia del proletariato internazionale, a cui il proletariato degli altri paesi dovrà riferirsi come ad un modello classico che oggi più che mai insegna ed ammonisce.
Non è né inutile né disonorevole per un rivoluzionario discutere e tornare a discutere con tutti coloro che in buona fede si dicono interessati ai problemi della rivoluzione; non bisogna avere prevenzioni verso chi dimostra di voler operare nel solco di classe, ma non si deve deflettere di fronte a costoro dalla più intransigente difesa della ideologia del partito, non cercare cioè di adattare alla bene e meglio la teoria a certe e non sempre lecite esigenze tattiche: si cadrebbe nell'opportunismo.
Ciò che non si deve fare
Non sottovalutare il ruolo del partito e non dar credito alla banalità che fa nascere e scattare il partito solo nel momento in cui la crisi del capitalismo sarà giunta al limite e sarà aperta la strada alla conquista rivoluzionaria.
Il partito deve fare, e duramente, le ossa assai prima, risolvere in permanenza il problema della formazione dei quadri al fuoco della lotta. La storia del Partito di Lenin insegni.
D'altra parte non bisogna cedere alla tentazione di abbassare il ruolo del partito con l'attribuirgli funzioni proprie dei partiti socialdemocratici e parlamentari.
Azione anti-stalinista, d'accordo, ma non soltanto antistalinismo alla cui distruzione si farebbe dipendere la ripresa del moto di classe; si tratterebbe di un semplice espediente tattico quanto mai unilaterale e infecondo.
Si dimentica troppo facilmente che lo stalinismo è il volto che la reazione capitalista mostra al proletariato per meglio ingannarlo e dominarlo e non c'è espediente organizzativo, accorgimento tattico ed esplosione di volontà umana che possa modificare questo stato di fatto fino a che cause intrinseche allo stesso capitalismo non creeranno situazioni nuove anche nella testa degli uomini; situazioni che costringeranno il capitalismo ad allentare la stretta e con essa la presa dello stalinismo sulle masse operaie.
La lotta va diretta contro il capitalismo nel suo complesso, di cui lo stalinismo internazionale non è che un semplice momento tattico e strategico interno.
Attestare le forze, pur se modeste, della istanza rivoluzionaria sulle trincee, in parte distrutte, sbrecciate, malsicure, della lotta operaia; attestarle ad una milizia politica attiva e non esclusivamente ad una macchina da scrivere e ad una saggistica che per essere personale è sempre discutibilissima negli intenti come nei risultati.
Ultima modifica 08.10.2008