24 Settembre 1928
Carissima Tania,
ho ricevuto le tue lettere del 15 e del 17 settembre. Sono rimasto un po' in ansia, perché dal 3 settembre non ricevevo tue notizie e non sapevo darmene ragione: tu mi avevi accennato prima alle tue non buone condizioni di salute e temevo non potessi neanche scrivermi.
Vedo che la mia ultima lettera, un poco... tragica, non ti ha molto impressionato. Tuttavia devi tenerne conto strettamente. A quanto pare, non sei disposta a far ciò; perché tanta ostinazione? Per esempio, mi annunzi che mi manderai dei soldi. È inutile che li mandi. Ciò che mi manda Carlo mi è piú che sufficiente. Qui si può spendere pochissimo: d'altronde non saprei neppure cosa comprare, perché le cose in vendita sono in quantità limitata. Non ti ho mai descritto la mia esistenza, che non è molto brillante e non può dar luogo a quadri di colore. Per ciò che riguarda la parte materiale, mi sono già adattato. Il vitto consiste in ciò: 300 grammi di pane, 700 grammi di latte, circa 200 grammi di pasta al burro e 2 uova crude. Questo sarebbe un vitto d'infermeria, che mi viene dato perché non posso mangiare carne, né la ministra col pomodoro. Io compro ogni giorno in più 50 grammi di zucchero e 50 grammi di burro e da qualche tempo 1 chilo di uva. Pare che 1 chilo d'uva si possa comprare ogni giorno per tutta la stagione: io mangio l'uva e mangio pochissimo pane, un 120 grammi al giorno, parte col latte e parte col burro la sera. Digerisco male anche questo cibo, che pure è tanto leggero. Tutta la questione è nel dormire. Dormo troppo poco e sento sempre una spossatezza generale. Il Sedobrol mi ha fatto bene, ma è finito presto. Tutto il male dipende dagli acidi urici, a quanto ha diagnosticato il medico di Roma che mi ha visitato prima della partenza. Tu credi che si possa fare una cura generale contro l'uricemia? Io penso di riprendere, ai primi freddi, le iniezioni di Bioplastina, che nel passato mi hanno fatto abbastanza bene.
Tu non mi hai scritto nulla sulla pratica fatta al Ministero perché mi sia concesso di poter scrivere in cella. Neanche Carlo mi ha scritto nulla. Cosa avete fatto in concreto? Io pensavo che fatta di fuori, dalla famiglia, la pratica sarebbe stata piú spedita. Adesso, non sapendo nulla da parte vostra, esito a iniziare io la pratica, per evitare sovrapposizioni, che urtano la mentalità burocratica.
Cosí non mi hai scritto nulla a proposito delle pubblicazioni periodiche che dovrei ricevere dalla Libreria Sperling. Sono partito da Roma da due mesi e mezzo: il cambiamento d'indirizzo avrebbe dovuto essere fatto subito. Perché non è stato fatto? Dove vengono inviate le riviste dopo la tua partenza da Roma? E perché non arrivano a Turi? Ti prego di mettere in chiaro questa faccenda che mi sta a cuore piú di tutto, e di disporre perché io riceva regolarmente le pubblicazioni alle quali sono abbonato. Una grande confusione è intanto avvenuta: numeri saltati ecc. ecc. Pensare che a Milano il servizio funzionava benissimo ed io potevo avere le riviste subito appena uscite, nonostante il doppio controllo del Tribunale Speciale e del Carcere. Ti prego proprio di occuparti e di definire questa questione prima di ogni altra. Per me è essenziale. Fammi sapere notizie della tua salute. Non preoccuparti troppo della mia, che continuerà ad essere su per giú come per il passato. L'importante è che non abbia piú a viaggiare e ad avere quindi ragioni extra per stancarmi. Scrivimi spesso, o almeno con regolarità. Ogni novità m'induce a pensare a eventi straordinari, a malattie ecc. E io non posso scriverti che una volta al mese. Non ho ricevuto i pacchi da Roma, ancora. Secondo me, hai fatto male a non spedirli tu stessa. Speriamo bene. Anche da Carlo non ho ricevuto lettere da un pezzo. Basta. Attendo tue lettere. Ti abbraccio.
Antonio
Ultima modifica 11.08.2010