4 Settembre 1936
Tradotto da Clara Statello, Marzo 2009
Era una volontaria, un membro della milizia civile, indossava una camicia blu da operaio. Imbracciava il suo fucile con ardore, come se non fosse un'arma di morte ma un giocattolo a lungo desiderato. In mezzo al gruppo di militari allegri, che si preparavano alla lotta e forse alla morte sorridenti, lei marciava in silenzio e assorta. Una luce accendeva i suoi occhi inflessibili, che esprimevano odio, determinazione e coraggio. Mi avvicinai a lei e le chiesi: “Da dove vieni?” “Toledo” “Perché sei al fronte?” |
Rimase per qualche attimo in silenzio, poi rispose:
“Per combattere il fascismo, distruggere i nemici dei lavoratori e...vendicare la morte di mio fratello”
“E' stato ucciso?”
“Sì, era un soldato e un comunista. Quando la ribellione scoppiò volevano mandarlo, come molti altri soldati, a combattere contro i nostri fratelli e contro la Repubblica. Egli rifiutò e loro lo fucilarono come un cane. Io sono venuta qui per unirmi ai partigiani, per prendere il posto che lui avrebbe occupato e vendicare la sua morte, per mostrare ai briganti fascisti che quando un uomo muore, una donna prende il suo posto. Noi combattiamo con lo stesso entusiasmo e coraggio degli uomini. Noi abbiamo imparato da loro come si muore. E' meglio morire che vivere nell'inferno fascista in cui i lavoratori degli altri paesi stanno già soffrendo, non è così compagna?”
Sembrava che lo stesse chiedendo a se stessa o che piuttosto stesse rispondendo a una domanda che nasceva dal profondo del suo essere.
Chiesi ai suoi compagni, curiosa di sapere come si comportava in battaglia. Parlavano di lei con ammirazione. Era sempre in prima linea anche quando il pericolo era grande, rischiava la propria vita con sorprendente calma.
Una donna combattente!
Lei, come molte altre ragazze e donne combattenti che stanno sfidando la morte, molto spesso trovandola, ridanno vita alla tradizione di eroine che nel corso della storia hanno lottato per l'indipendenza e per la Patria – le eroine di Sagundo e Nuinantia, La Vaillida, Agostina d'Aragona, Maria Pita, Manuela Sanchez, Mariana Pineda. Donne che hanno sempre svolto un ruolo prominente, aiutando gli uomini nella lotta per la libertà e mostrando con il loro esempio che è meglio morire che sottomettersi ai boia e agli oppressori del popolo.
Le montagne di Guadarrama, Madrid e molte altre città sono state testimoni dell'eroismo delle donne che stanno combattendo il forte e brutale nemico. Marciano verso la morte cantando allegramente. Salutano coloro che hanno perso il cuore, gli infondono coraggio e li inspirano con il loro animo combattente. Così è stato ad Alto di Leon, in Somosierra e ovunque. Questi luoghi, abbeverati del sangue di eroi senza nome, brilleranno con una inestinguibile fiamma nella storia della lotta del nostro Paese contro la reazione
Con loro si rafforzerà la tradizione rivoluzionaria del nostro popolo, con loro, le donne che stanno lottando al fronte, che stanno donando il loro sangue per salvare i feriti, che infaticabili vegliano al capezzale degli eroi feriti, che muoiono gridando: Viva la libertà!
A te innalziamo le nostre bandiere, cara compagna che marci nella battaglia a fianco degli uomini.
Onore a te, donna antifascita.
Ultima modifica 08.03.2009