Scritto a fine febbraio del 1922.
Pubblicato per la prima volta sulla Pravda n° 87 del 16 aprile 1924.
Trascritto da mishu, Dicembre 1999
Paul Levi vuole aggraziarsi la borghesia - e, conseguentemente, i suoi agenti, la II Internazionale e l'Internazionale due e mezzo - ripubblicando precisamente quegli scritti di Rosa Luxemburg in cui lei era in torto. Noi risponderemo a ciò citando due righe di un buon vecchio scrittore di favole russo: "le aquile possono saltuariamente volare più in basso delle galline, ma le galline non potranno mai salire alle altitudini delle aquile". Rosa Luxemburg sbagliò sulla questione dell'indipendenza della Polonia; sbagliò nel 1903 nella sua valutazione del menscevismo; sbagliò nella sua teoria dell'accumulazione del capitale; sbagliò nel luglio 1914, quando, con Plekhanov, Vendervelde, Kautsky ed altri, sostenne la causa dell'unità tra bolscevichi e menscevichi; sbagliò; in ciò che scrisse dal carcere nel 1918 (corresse poi la maggior parte di questi errori tra la fine del 1918 e l'inizio del 1919, dopo esser stata rilasciata). Ma a dispetto dei suoi errori lei era - e per noi resta - un'aquila. E i comunisti di tutto il mondo si nutriranno non solo del suo ricordo, ma della sua biografia e di tutti i suoi scritti (nelle pubblicazioni disordinatamente aggiornate dai comunisti tedeschi, solo parzialmente scusabili dalle tremendi perdite subite durante la loro dura battaglia) serviranno da utili manuali nella formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo. "Dal 4 agosto 1914 la socialdemocrazia tedesca è stata un fetido cadavere" - questa dichiarazione renderà il nome di Rosa Luxemburg famoso nella storia del movimento proletario internazionale. E, certamente, risalterà nel movimento proletario, fra i mucchi di letame e le galline come Paul Levi, Scheidemann, Kautsky e tutta la confraternita di coloro che schiamazzeranno sugli errori commessi dai più grandi comunisti. A ognuno il suo.
Ultima modifica 20.09.2000