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Damen Onorato (1894-1979),
rivoluzionario italiano, membro della Frazione astensionista del PSI, fu tra i fondatori del PCd'I, del Comitato di Intesa (frazione di sinistra all'interno del medesimo partito) ed infine del Partito Comunista Internazionalista.
Dopo la fine vergognosa della Seconda Internazionale a fronte della prima guerra imperialista, "La battaglia di Lenin in Russia e nella Seconda Internazionale era giunta a porre in essere un partito, quello bolscevico, il solo capace, come la storia mostrò in seguito, di raggiungere vittoriosamente la prima, solo la prima, tappa del processo rivoluzionario della classe operaia [...] all'interno del PSI [a differenza di altri partiti dell'Europa occidentale] si muovevano forze, agivano correnti fedeli alle indicazioni fondamentali che provenivano da una corretta applicazione del metodo e dei principi marxisti e rivoluzionari [...] in queste correnti, immerso con tutta la sua passione giovanile, troviamo il compagno Onorato Damen, aderente alla Frazione di Sinistra del PSI, quella astensionista, sebbene già da allora non condividesse certe forme di astensionismo aprioristico. Ed è proprio per la sua attività come militante rivoluzionario, per la diffusione di volantini contro la guerra e incitanti alla insubordinazione, che Damen finisce in galera. Siamo al 1917, all'ingresso dell'Italia nel conflitto. E Damen resterà in galera fino al 1919.
"Nel 1919 si costituisce la Terza Internazionale, quasi per un atto di forza del compagno Lenin. E sarà la sua costituzione a fornire l'impulso decisivo alla rottura definitiva dei rivoluzionari con la socialdemocrazia. Ma in Italia, diversamente che altrove, va detto, questa spinta trova un terreno favorevole ad esercitarsi. [...] Nel 1919, al Congresso di Bologna del PSI, la rottura la si respira nell'aria.
"E sarà lo stesso Damen, attivamente presente, a ricordarlo in uno scritto che è per noi fonte preziosa di insegnamento rivoluzionario: Al Congresso di Bologna ebbero paura di dire no alla politica possibilistica dell'Internazionale.
"Si discute in questo articolo se non sia stato un errore il non rompere già a Bologna, sulla base della constatazione che questa dilazione ebbe indubbiamente dei risultati negativi sulla possibilità di azione del PCd'Italia. [...] Leggiamo il passo finale dell'articolo, alla riflessione sul quale chiamiamo i rivoluzionari:
«Bisognava rompere con il Partito socialista, intelligentemente svuotato delle sue forze politicamente serie, e mettere tempestivamente l'Internazionale di fronte al fatto compiuto, in modo da costringerla a scegliere fra la Frazione, eretta a funzione di Partito, come unica garanzia della lotta rivoluzionaria nel paese, e il Partito socialista perduto definitivamente a questo compito storico. E quando non si opera su questo piano con la dovuta risolutezza e tempestività, non si perviene alla costruzione del Partito nel momento storico in cui esso è necessario, oppure quando verrà realizzato sarà troppo tardi e dovrà mettersi alla guida di un proletariato non di assalto del potere, ma in piena ritirata» (O. Damen)
"Dopo Bologna, la Frazione si riunisce a Imola (28 novembre 1920). Lì si prepara la scissione che avverrà a Livorno (21 gennaio 1921). A Livorno confluiscono nel Partito la Frazione alla quale Damen aveva aderito e la formazione dell'Ordine Nuovo. [...] Damen, in quel periodo deputato del PCd'Italia, è membro del Comitato Centrale Sindacale. Egli è alla testa delle lotte operaie di resistenza al fascismo in Toscana, dove partecipa a scontri a fuoco a Pistoia.
Ma "La Rivoluzione Russa, il cui successo definitivo Lenin aveva collegato alla vittoria del proletariato in Europa, si trovava invece isolata, mentre sul giovane Stato operaio pesava con tutta la forza di un ricatto il dramma della fame e delle devastazioni della guerra civile.
Dietro quel ricatto si hanno i primi cedimenti, non sul piano dei principi, non ancora. Ma i compagni russi sono indotti a quegli arretramenti nell'organizzazione economica che saranno di supporto all'ingrandire delle spinte opportunistiche, sempre presenti anche nel più puro partito rivoluzionario.
[...]
«Siamo al biennio 1924-'25, così pieno di avvenimenti da assumere particolare importanza nello sviluppo ulteriore del movimento operaio. Con la rimozione, imposta dall'alto, della Sinistra italiana dalla responsabilità di guida del movimento comunista italiano, nuove forze direttive più flessibili, più disposte al compromesso, si fanno avanti, i cui esponenti (Gramsci, Togliatti, Terracini, Scoccimarro) erano pure stati con la Sinistra nella fase formativa del Partito Comunista d'Italia»
"[...] C'era stata nel 1924 la Conferenza di Como e la Sinistra era risultata ancora maggioritaria nel Partito. Il corpo del Partito era sano, anche se il suo nuovo Centro, imposto dalla Internazionale, deviava sia dalle linee costitutive del Partito e sia dalle necessità di una politica rivoluzionaria in quel momento. L'apparato, costruito con la sottile intelligenza di un Gramsci, dominava. [...]
"Il Fronte Unico e la conseguente politica suicida e fondamentalmente opportunista dell'Aventino, alla quale si finse di rimediare tardivamente e male, erano segnali sufficienti perché i compagni più avvertiti e responsabili si muovessero. E' di quell'epoca la polemica diretta fra Damen e Gramsci dalle colonne dell'Unità a proposito dell'Aventino, e della occasione perduta dal Partito al tempo del delitto Matteotti e della 'questione morale' gramsciana.
"Con Repossi e Fortichiari, Damen fonda il Comitato d'Intesa 'col preciso compito di salvare quanto ancora era salvabile'. E' l'atto di nascita della Sinistra italiana come forza di opposizione alla stessa Internazionale e come centro di elaborazione e di lotta politica a fronte dei nuovi problemi di un nuovo ciclo storico: quello della controrivoluzione in Russia e nel mondo, quello della sconfitta più dura e dai più tragici risultati per la classe operaia.
"Bordiga aderirà al Comitato d'Intesa già costituito, dando alcuni fra i suoi migliori e ultimi contributi alla lotta all'interno del PCd'I.
"[...] Il tentativo di rilanciare il dibattito nel Partito e nella Internazionale sui nodi centrali del momento, veniva stroncato dal ricatto ipocrita della Internazionale. Scese in Italia l'inviato di Mosca, Umbert Droz e, come egli stesso racconta, intimò lo scioglimento del Comitato in cambio della assicurazione che gli stessi temi e problemi sarebbero stati rilanciati a cura della Internazionale in tutti i Partiti e fra i Partiti.
Ai compagni, legati al Partito da anni di milizia e fiduciosi nella capacità di ripresa del partito di classe, questo bastò. Penserà poi Stalin, rispondendo a Bordiga nell'Esecutivo Allargato del 1926, a sciogliere ogni dubbio.
"Di fatto la politica del Comintern, ormai legato a Mosca in un rapporto di dipendenza, si riduceva alla difesa dello Stato russo, nella tattica detta della 'stabilizzazione', anche se nelle dichiarazioni verbali e astratte ancora si parla di rivoluzione internazionale. Mentre a Londra viene varato il famigerato comitato anglo-russo, in Italia passano le leggi eccezionali. Il fascismo ha vinto definitivamente, i comunisti vanno in galera e con loro Damen, condannato a 12 anni. E intanto la bolscevizzazione va avanti nel PCd'Italia e con essa l'emarginazione della Sinistra. [...] «Pochi sanno che subito dopo [il Congresso di Lione] Gramsci convocò i funzionari del Partito che avevano partecipato al Convegno di Napoli (del Comitato d'Intesa nel 1925) e pose loro il solito dilemma amministrativo: o voi eseguite e difendete la politica del Partito che vi paga, o verrete licenziati. E' sulla base di questo 'puttano' ma pur sempre efficace dilemma, si ebbe la conseguente vergognosa capitolazione di tutti, diciamo tutti, come se la milizia di un rivoluzionario nel suo partito di classe fosse diventata ad un tratto merce di contrattazione»
"Con la vittoria di Lione, la relativamente lenta opera dei nuovi socialdemocratici contro la Sinistra riceve nuovo impulso e inesorabilità. Il compagno Damen esce di galera nel 1933, ma è ancora in carcere, proprio nel '33, che apprende leggendo i giornali fascisti di essere stato espulso dal PCd'I. Ormai è fuori da ogni possibilità, anche teorica, l'obiettivo di operare per il raddrizzamento del Partito. Non tutti i compagni che pochi anni prima erano nella Sinistra avranno la forza di resistere sulle proprie scomode posizioni.
"Onorato Damen ed altri, però, resistevano. Si trattava di star saldi in aderenza al marxismo e da quel perfetto punto di osservazione esaminare gli accadimenti della storia, tutti ormai sfavorevoli al proletariato.
[...]
"Cosa era accaduto e stava accadendo in Russia? Lì era la domanda chiave alla quale erano collegate tutte le altre. Si trattava cioè di riprendere l'analisi dell'imperialismo e soprattutto la definizione delle sue forze, perché se in Russia si ricostruiva su basi capitalistiche, allora non poteva trattarsi che della elevazione di un nuovo polo imperialista, sia per l'estensione e ricchezza del territorio e sia per la contrapposizione agli altri fronti ereditata dalla guerra civile del 1918-'22.
"Attorno a questi problemi si avvia la elaborazione del Centro Interno della Sinistra italiana, che consentirà ad esso di dichiarare definitivamente e nettamente, già di fronte alla guerra di Spagna, che le forze 'centriste si sono ormai rese schiave di una nuova forza imperialista retta a capitalismo di Stato: la Russia ex-sovietica'.
"Ancora in quegli anni Damen è in galera: durante la guerra di Spagna e poi ancora allo scoppio della Seconda guerra mondiale (prima galera e poi confino). Ed è dalla galera [...] che si tengono i contatti clandestini con i compagni fuori, per ricucire una rete organizzata. [...]
"[A]llo scoppio della Seconda guerra mondiale non potevano più esserci dubbi: bisognava passare ad operare da partito. Come nel 1915, il problema di fondo è quello di una opposizione coerente e fattiva alla guerra, per la trasformazione della guerra in Rivoluzione Proletaria con lo scontro politico frontale con tutte le forze nemiche o traditrici.
"[...] Il Partito fu costruito dalle e nelle galere. Damen è al confino quando appaiono i primi volantini del Partito Comunista Internazionalista, e tutti sono nella più stretta clandestinità. Ed è ancora in queste condizioni che viene pubblicata la prima serie di Prometeo, giornale del Partito Comunista Internazionalista.
"[...] [N]el 1945, Togliatti e il PCI chiesero al CLN la condanna a morte, come sabotatori e con la calunniosa etichetta di agenti della Gestapo, dei dirigenti del Partito Comunista Internazionalista, primo fra tutti Onorato Damen". [Tratto da L'opera del compagno Damen nel movimento comunista]
"Il Partito Comunista Internazionalista non nasce come il frutto di un vezzo intellettualistico, ma nel pieno del Secondo Conflitto mondiale, che per la sua natura imperialistica non concedeva spazio ad alcuna posizione che prevedesse l'inserimento del proletariato nelle sorti del conflitto stesso, per l'uno o l'altro dei fronti impegnati nella guerra. Il Partito Comunista Internazionalista nasce e legittima la sua esistenza in quanto, raccogliendo l'eredità della critica marxista della guerra imperialista, si pone concretamente sul terreno del disfattismo rivoluzionario il cui scopo non è di favorire il fronte più o meno 'progressista', ma quello di trasformare la guerra imperialista in guerra civile, poiché l'unico 'progresso' possibile del proletariato nell'epoca del dominio imperialistico è la rivoluzione socialista. Ma poter giungere alla definizione della seconda guerra mondiale quale guerra imperialista, implicava l'aver portato a compimento l'analisi sulla natura della Russia. [...] In modo particolare è Bordiga che di fronte alla esperienza della 'rivoluzione che si rincartoccia' si mostra più propenso a ritenere che - come gli faceva notare Damen - «l'economia sovietica nella sua marcia all'indietro verso il capitalismo non abbia ancora portato a compimento questa sua curva d'involuzione: in parole povere non è tornata tutta al capitalismo»; (O. Damen: Bordiga, valori e limiti di una esperienza - Edizioni Prometeo reprint - pag. 80). E ciò non tanto per l'incapacità a cogliere l'esistenza di rapporti di produzione capitalistici nella realtà economica sovietica, quanto nella difficoltà di individuare la classe dominante in una struttura economica ove la stragrande proprietà dei mezzi di produzione è passata allo Stato. Bordiga, impigliato nel dilemma, trovò dapprima risposta nella nota formula 'Industrialismo di Stato', per giungere soltanto negli anni Sessanta all'accettazione completa del 'capitalismo di Stato'. Diversa è la via seguita da Damen e tutta nel solco della interpretazione marxista: «Stato gestore? Stato imprenditore? Stato soggetto alla economia? Non si tratta di questo, ma di considerare certi fenomeni propri di questa fase dell'economia, quali il ruolo del capitale finanziario, una delle leve di comando prevalentemente manovrata dallo Stato, la politica della sua esportazione come strumento di dominio mondiale, la organizzazione a carattere di permanenza di una parte della economia nella fase di economia di guerra col mantenimento di due eserciti permanenti, quello dei funzionari e l'altro dei militari. Tutti fenomeni che vanno a confluire nello Stato, la sola organizzazione unitaria e potentemente accentrata, che possa e sappia risolvere le contraddizioni economiche e i contrasti sociali, in tal modo acuiti, sul piano della forza, della violenza e della guerra. C'è abbastanza, mi sembra, per vedere nello Stato imperialista qualcosa di più della sua funzione di Comitato di delega degli interessi capitalistici.
E, come per ogni fenomeno del capitalismo, anche per questo la linea della interpretazione marxista va dalla economia allo Stato e non inversamente [...]» (ibidem, pag. 58-59)
"[...]Avendo colta già prima della guerra questa fondamentale lezione, Damen non avrà esitazioni né tentennamenti a intraprendere la strada per la costruzione del nuovo partito, poiché nulla c'era da attendersi dal vecchio che, per quanto caratterizzato da forti legami con la classe operaia, faceva della difesa di un centro dell'imperialismo la ragione propria della sua esistenza. [...]
"[N]egli anni immediatamente successivi alla guerra, [Damen] dovette opporsi a coloro, anche all'interno dello stesso Partito Comunista Internazionalista, che ritenevano fosse giunto il momento di 'tirare i remi in barca', di liquidare il Partito la cui esistenza era da ritenersi inutile se non dannosa quando infuria la controrivoluzione. Tesi questa che si giustifica alla luce di una visione meccanicistica del corso storico della lotta di classe [...]: condizione per l'esistenza del partito sarebbe la rivoluzione montante. In realtà, un modo come un altro per nascondere la testa nei momenti più difficili e rifugiarsi in una attesa che, intanto, consente di svincolarsi dal sacrificio della milizia attiva. Il problema non è quello della permanenza o meno del partito, poiché, come insegna l'esperienza della Rivoluzione d'Ottobre, soltanto nella sua continuità il partito assolve al suo compito. «Il problema fondamentale e il più difficile da risolvere per una minoranza rivoluzionaria è quello della sua presenza e di operare su una piattaforma politica per tutto un arco storico, quello del capitalismo, quali che siano le condizioni obbiettive, non escluse quelle della guerra e della controrivoluzione ancora in atto, per aiutare la classe operaia a elevarsi da una coscienza degli interessi immediati e contingenti ad una coscienza del proprio essere di classe storica, antagonista al capitalismo»; (O. Damen).
"[...] Bordiga, invece, si rifugiò nel sottile distinguo fra 'partito storico' e 'partito formale', volendo con ciò indicare due modi di esistere del partito in stretta relazione con le alterne vicende della lotta di classe; dove, nel primo, si individua lo strumento della continuità teorica e dottrinale, e nel secondo, lo strumento dell'azione rivoluzionaria, operando una scissione tra il momento della elaborazione e quello della prassi. [...]"
[Mededima critica a Bordiga verrà contemporaneamente portata avanti anche da altri esponenti del movimento marxista italiano quali ad esempio Arrigo Cervetto]
"[...] [T]roveremo poi Bordiga sognatore di un partito al di fuori di ogni riscontro con il processo storico reale: «il partito che noi siamo sicuri di veder risorgere in un luminoso avvenire sarà costituito da una vigorosa minoranza di proletari e di rivoluzionari anonimi che potranno avere differenti funzioni come gli organi di uno stesso essere vivente, ma tutti saranno legati, al centro o alla base, alla norma a tutti sovrastante e inflessibile di rispetto alla teoria...»; (Bordiga, in Programma comunista n. 22 - 1958). Quasi che i 'vigorosi proletari' possano essere uomini di un altro pianeta e non essi stessi 'prodotto' e componente dialettica del mondo borghese; portatori, sì, del nuovo ma profondamente segnati dal vecchio mondo. E sono costoro che costituiscono il partito reale che, come ricorda Damen, era «fatto sì da eroi ma anche da opportunisti, intriso di sacrifici, di galera, di sangue ma anche di corruttela»;". [Tratto da Una lezione di coerenza con la concezione materialistica della storia]

Dan Fyodor pseudonimo di Gurvich F.

Dana Charles Anderson (1819-1897),
editore del New York Daily Tribune nel periodo in cui Marx collaborò col giornale.

Daniels Roland (1819-1855),
comunista di Colonia, medico e amico di Marx.

Danielson Nicolai Frantzevich (1844-1918),
scrittore russo, traduttore del primo volume del "Capitale".

Danton Georges Jacques (1759-1794),
rivoluzionario francese, leader dell’ala destra giacobina; oratore di talento, godeva larga popolarità tra le masse. Nell’agosto e nel settembre del 1792, quando le truppe interventiste si avvicinavano rapidamente a Parigi, diede prova di immensa energia e iniziativa, mobilitando le forze del popolo per la difesa della patria rivoluzionaria. Gli avvenimenti rivoluzionari dell'agosto 1792, che portarono alla proclamazione della repubblica e alla convocazione della Convenzione per l'elaborazione di una nuova costituzione democratica. Ministro della giustizia, dall'agosto all'ottobre 1792, fu poi deputato alla Convenzione. Fallito il suo tentativo di riconciliarsi coi girondini si avvicinò alla Montagna, ma caldeggiò una politica più moderata, finché, sotto l'accusa di cospirazione, fu ghigliottinato nel marzo del 1794.

Darwin Charles (1809-1882),
scienziato che rivoluzionò la biologia con la sua teoria dello sviluppo animale, la lotta per la sopravvivenza, l'adattamento e la "sopravvivenza del più adatto"; egli investigò particolarmente i modi in cui avvenivano le trasformazioni degli organismi viventi.
"Darwin," scrisse Marx, "ha attirato il nostro interesse verso la storia della tecnologia naturale." (Capitale, I, cap. XV). In una lettera ad Engels del 19 dicembre 1960, Marx fa riferimento al libro di Darwin Sull'origine delle specie per mezzo della selezione naturale (pubblicato nel 1859) con queste parole: " ...nelle ultime quattro settimane ho letto ogni sorta di scritti. Tra questi il libro di Darwin sulla selezione naturale. Per quanto sia scritto nel crudo stile inglese, questo è il libro che contiene le basi della storia naturale vista nella nostra ottica".
Anche in Engels troviamo riflessioni sull'importanza di Darwin nella storia. Così, ad esempio, ne L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza:
"Darwin... ha assestato alla concezione metafisica della natura il colpo più vigoroso con la sua dimostrazione che tutta quanta la natura organica, quale oggi esiste, piante e animali, e conseguentemente anche l'uomo, è il prodotto di un processo di sviluppo che è durato milioni di anni".
E ancora, sul rapporto tra darwinismo e concezione maltusiana dell'economia:
"Darwin, neanche da lontano è mai venuto in mente di dire che l'origine dell'idea della lotta per l'esistenza si debba ricercare in Malthus. Egli dice solamente che la sua teoria della lotta per l'esistenza è la teoria di Malthus applicata a tutto il mondo animale e vegetale. Per quanto grosso possa essere il granchio preso da Darwin nell'accettare ingenuamente, senza averla esaminata, la dottrina di Malthus, ognuno vede a prima vista che non occorrono gli occhiali di Malthus per percepire la lotta per l'esistenza nella natura, la contraddizione, cioè, tra l'innumerevole quantità di germi che la natura produce a profusione e il ristretto numero di essi che in generale può arrivare a maturità; contraddizione che si risolve in effetti, per la massima parte, in una lotta, a volte straordinariamente crudele, per l'esistenza. E come la legge del salario ha conservato il suo valore anche dopo che da gran tempo sono screditati gli argomenti di Malthus sui quali la faceva poggiare Ricardo, così nella natura può egualmente aver luogo la lotta per l'esistenza, anche senza nessuna interpretazione maltusiana. Del resto gli organismi della natura hanno egualmente le loro leggi demografiche, le quali vengono poco o niente indagate, ma la cui constatazione sarà di importanza decisiva per la teoria dell'evoluzione delle specie. E chi ha dato anche in questa direzione l'impulso decisivo? Nessun altro che Darwin". Frederick Engels, Anti-Dühring, prima sezione, capitolo VII Filosofia della natura. Mondo organico.
Questi apprezzamenti non son però privi di riserve: "1) Della dottrina darwiniana accetto la teoria dell'evoluzione, ma il metodo darwiniano per provarla (lotta per la sopravvivenza, selezione naturale) lo considero solo una prima, provvisoria e imperfetta espressione di un fatto nuovo, recentemente scoperto. Fino all'arrivo di Darwin, le stesse persone che vedono ovunque solo lotta per l'esistenza (Vogt, Búchner, Moleschott, ecc.) enfatizzavano proprio la cooperazione nella natura organica, il fatto che il regno vegetale offre ossigeno e nutrimento al regno animale e che di contro il regno animale rifornisce le piante di carbonio e concime, cosa enfatizzata particolarmente da Liebig. Ambo queste due concezioni son giustificate fino a un certo punto, ma una è tanto limitante quanto l'altra. L'interazione dei corpi - animati tanto quanto inanimati - in natura include sia l'armonia che la collisione, la lotta e la cooperazione. Quando, quindi, uno scienziato della natura si prende la libertà di ridurre l'intero sviluppo storico, con tutta la sua ricchezza e varietà, alla limitante e misera espressione 'lotta per la sopravvivenza', una frase che persino nella sfera della natura può essere accettata solo cum grano salis, tale procedura contiene in realtà la propria condanna". Engels a P. L. Lavrov,12 17 novembre 1875.

Daszynski Ignacy (1866-1936),
leader socialista polacco, dal 1891 membro del Reichstrath austriaco; sciovinista anti-russo, si unì più tardi a Pilsudski.

Däumig Ernst (1866-1922),
socialdemocratico tedesco, giornalista. Uno dei fondatori del Partito socialdemocratico indipendente di Germania e, dall'agosto '19, suo presidente. Nel dicembre 1920, insieme alla sinistra del suo partito, entrò nel Partito comunista di Germania, ma nel '22 tornò al partito socialdemocratico.

David Eduard (1863-1930),
uno dei capi dell'ala destra della socialdemocrazia tedesca, revisionista. Socialsciovinista durante la prima guerra mondiale. Nel 1919 entrò nel primo governo di coalizione della repubblica tedesca, per la quale fu ministro degli interni negli anni 1919-20.

De Boer, Harry (1905-91),
trotskysta americano membro del Socialist Workers Party (SWP). Nel 1941 venne condannato per cospirazione al fine di abbattere il governo.

Debs Eugene Victor (1855-1926),
socialista americano, fondò nel 1893 il sindacato dei ferrovieri (protagonista, l'anno seguente, di grandi scioperi). Nel 1897 entrò nel Partito socialista americano e fu candidato alla presidenza degli USA per quattro volte, dal 1900 al 1912 e nel 1920 (mentre stava scontando dieci anni di carcere inflittigli per il suo attivo pacifismo internazionalista). Venne rilasciato nel 1921 su iniziativa del Presidente Harding.
Così Trotsky lo ricorda ne La mia vita: Debs "si distingue tra la vecchia generazione a causa dell'inestinguibile fiamma del suo idealismo socialista. Per quanto egli fosse un romantico ed un predicatore, e non fosse per nulla un politico o un leader, era comunque un sincero rivoluzionario. Ciononostante socccombette sotto l'influenza di persone che gli erano sotto ogni rispetto inferiori. [...] Debs aveva una personalità affascinante. Ogniqualvolta ci incontravamo, mi abbracciava e mi baciava; il vecchio uomo non apparteneva ai 'freddi'."

De Leon Daniel (1852-1914),
marxista americano, redattore del The People (il primo periodico socialista pubblicato nell'America occidentale) e del Daily People, organo del Socialist Labor Party of America.
Nel 1886, quando cominciò ad aderire al movimento operaio, egli teneva un corso di diritto costituzionale ed internazionale alla Columbia University di New York. A quel tempo egli parteggiava per il Single Tax movement di Henry George, che considerava la divisione in classi della società principalmente in termini di proprietà privata della terra. De Leon non aveva ancora adottato una prospettiva marxista, che considera la divisione in classi come determinata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione.
De Leon si unì al SLP nel 1889 e svolse un ruolo di primaria importanza nella formazione (nel 1895) della Socialist Trade and Labor Alliance, il primo sindacato americano a dichiarare la necessità di rimpiazzare il capitalismo con la proprietà sociale delle industrie. Questo aperto riconoscimento della lotta di classe contrappose quest'organizzazione ai cosiddetti sindacati operai che approvavano la proprietà capitalistica dei mezzi di produzione.
De Leon fu il fondatore di quella teoria che oggi è chiamata "socialist industrial unionism", il cui carattere principale traspare bene da questa citazione:
"L'unionismo industriale è la repubblica socialista in preparazione, e, una volta raggiunto l'obiettivo, l'Unione Industriale è la repubblica socialista al lavoro. in conseguenza di ciò, l'Unione Industriale è al contempo l'arma con cui abbattere la fortezza del capitalismo ed il successore della struttura sociale capitalista stessa".
(Tratto da De Leon, "Industrial Unionism", editoriale del 20 gennaio 1913, Daily People)

Delépine Maurice,
socialista francese, centrista; all'inizio del 1920 entrò a far parte del comitato per la ricostituzione della II Internazionale.

Demuth Frederick (1851-1929),
figlio illegittimo di Marx.

Demuth Helene (1820-1890),
governante della famiglia Marx e amica di antica data. Ebbe un figlio da Marx, Frederick Demuth, di cui Engels si prese la responsabilità.
Dopo la sua morte Engels le dedicò un breve saluto (apparso sul People's Press del 22 novembre 1890); così recita l'articolo:
"Con la morte di Helena Demuth il partito socialista ha perso un importante membro. Nata nel 1823 [1820, non 1823], da genitori contadini, a St. Wendel, andò, all'età di 14 anni, a vivere presso la famiglia von Westphalens di Treviri. Jenny von Westphalen nel 1843 divenne la moglie di Karl Marx. Dal 1837 fino alla morte della signora Marx nel 1881, ad eccezione dei primi mesi dopo il matrimonio [di Marx e Jenny], le due donne vissero costantemente insieme. Dopo la morte della signora Marx nel dicembre 1881 e di Marx il 14 marzo 1883, Helena Demuth andò a prender servizio presso la casa di Frederick Engels. I leader del movimento socialista possono testimoniare sul ‘suo spiccato buon senso, la sua assoluta rettitudine, il suo incessante interessamento per gli altri, la sua affidabilità e sulla sua natura incontestabilmente sincera'.
"Engels al suo funerale ha dichiarato che Marx chiedeva consigli ad Helena Demuth, non solo riguardo a difficili ed intricate questioni di partito, ma anche in relazione ai suoi scritti economici. ‘Lo stesso vale per me,' ha dichiarato Engels ‘il lavoro che sono stato capace di compiere dopo la morte di Marx è largamente dovuto al sostegno ed alla luminosità della sua presenza in casa'.
Helena è seppellita a Highgate, nella stessa tomba di Marx e sua moglie".

Deng Xiao Ping (1902-1997),
studiò in Francia, di dal 1931 fu assai vicino a Mao Zedong. Nel CC del PC cinese dal 1949, ne fu segretario generale dal 1956 al 1966, quando fu denunciato come revisionista durante la Rivoluzione Culturale. Tornò a far parte del CC nel 1973. Dopo la morte di Mao è stato il leader più influente del PCC.

Denikin Anton (1872-1947),
generale dell'esercito zarista, appoggiò Kornilov nel suo tentativo di scalzare Kerensky nel 1917. Dopo la Rivoluzione bolscevica guidò l'esercito bianco contro l' R.S.F.S.R. Nel 1919 instaurò una dittatura in Ucraina e nella Russia meridionale, lanciando nell'estate e in autunno un'offensiva contro Mosca, fu però sconfitto dall'Armata Rossa nel 1920 dalle truppe di Budionny. a causa di questa sconfitta rassegnò le dimissioni e fu sostituito da Wrangel.

Di Bartolomeo Nicola (1901-1946),
espulso dal PCI e legato anteriormente alle posizioni del bordighismo. Aderì alla NOI per un breve periodo dopo la sua fondazione e animò in seguito un piccolo gruppo dissidente, che pubblicherà il giornale Nostra parola. Nel dopoguerra fonderà e dirigerà il POC (Partito operaio comunista), un gruppo "trotskista" su posizioni estremiste, che divenne sezione italiana del movimento costruito con il nome di "Quarta Internazionale".

Diderot, Denis (1713-1784),
filosofo illuminista francese, autore dell'Enciclopedia; materialista in relazione alla Natura, alla psicologia e alla teoria della conoscenza; nel suo pensiero sono presenti elementi dialettici (interconnessione di tutti i processi naturali, eterno cambiamento delle forme); mise in risalto il ruolo delle crescita tecnologica nello sviluppo del pensiero.

Dietzgen Joseph (1828-1888),
conciatore tedesco, libero pensatore e filosofo che, attraverso propri studi della filosofia hegeliana, arrivò indipendentemente a conclusioni simili a quelle di Marx ed Engels; il suo primo scritto filosofico, intitolato Das Wesen der menschlichen Kopfarbeit [La natura dell'attività mentale umana], fu pubblicato nel 1869. Marx, inviando a Engels il manoscritto che Dietzgen gli aveva spedito, scrisse (4 ottobre 1868): "è mia opinione che J. Dietzgen abbia fatto del suo meglio per condensare tutto il suo pensiero in due paginette stampate [...] se le dovesse scrivere nel formato da lui desiderato, si screditerebbe da solo per l'assenza di sviluppo dialettico e per il suo modo di pensare che gira in tondo".
(Per un'analisi di Dietzgen vedi anche Lenin: Materialismo ed Empirio-Criticismo)

Disraeli Benjamin (1804-1881),
leader Conservatore della piccola borghesia; guidò l'opposizione al libero scambio dal 1846 al 1868. Introdusse il Secondo Reform Bill nel 1867, che estese il diritto di voto ai lavoratori urbani più agiati. Fu Primo nel 1868 e ancora dal 1874 al 1880, passando a sostenere il libero scambio e aggressive politiche colonialiste (nel 1876 fece proclamare la regina Vittoria imperatrice delle Indie e nel 1878 tolse Cipro alla Turchia.). Incorporò nel suo programma alcune riforme sociali atte a favorire l'espansione dell'industria e del commercio imperiale. Nel 1880, dopo le sconfitte militari subite in Afghanistan e in Sud Africa, il suo governo fu costretto a dimettersi.

Dmitrov, Georgi (d. 1949),
storico leader del Partito comunista bulgaro; ritornato in Bulgaria nel novembre 1945 e cominciò a statizzare l'economia del paese; mostrò un certo grado di indipendenza da Stalin, proponendo a Tito ed ai rumeni una federazione socialista del sud-est europeo; venne sollevato dai suoi incarichi all'inizio del 1948 per iniziativa di Stalin, morì nel luglio dell'anno seguente.

Dobbs, Farrell (1907-1983),
trotskysta americano, leader del SWP (US) e figura centrale dello sciopero dei camionisti di Minneapolis del 1934. Dobbs radicalizzò le sue vedute negli anni della Depressione e divenne un militante sindacale come minatore, a Minneapolis. Fu direttore sindacale per il SWP, dopo averne discusso in Messico con Trotsky. Venne, incarcerato, come molti altri compagni, a causa dello Smith Act del 1941. Per un certo periodo fu editore del The Militant e fu anche candidato presidenziale per il SWP negli anni 1948,'52, '56 and '60.

DobrolyuboV Nikolai (1836-1861),
giornalista, critico letterario, attivista democratico rivoluzionario russo e filosofo materialista. Uno dei predecessori della socialdemocrazia rivoluzionaria russa.

Doriot Jacques (1888-194?),
comunista francese poi fascista, espulso dal Partito comunista francese divenne simpatizzante di Hitler. Si suppone sia morto in Germania durante la seconda guerra mondiale.

Draper Hal (? – 1990),
socialista americano, figlio di operai immigrati; entrò attivamente a far parte del movimento socialista a partire dal 1932, ma, certamente, socialista lo era già da prima. Non abbandonò mai le sue idee fino alla sua morte avvenuta nel 1990. Egli è uno dei pochi uomini del periodo storico che va dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi che ha saputo tenere viva ed espandere la tradizione socialista americana. Pochi uomini e poche correnti politiche sono riusciti a passare "indenni" dal periodo della cosiddetta "Guerra fredda", senza eclissarsi né tanto meno rinnegare completamente la loro passata tradizione politica. Draper uno di questi pochi: invece di rinnegarsi ha cercato di analizzare con rigore scientifico di tradizionale stampo marxista e con appassionata violenza gli eventi che si andavano susseguendo.
Durante gli anni '50, anni di generale demoralizzazione e collasso per la sinistra americana, Draper iniziò a pubblicare il settimanale Labor Action, rivista politica largamente letta tanto in America quanto in Europa per il suo inflessibile rifiuto del consenso americano che non ricadde nella servile accettazione del cosiddetto "socialismo reale" come sola alternativa. Non era certamente possibile opporsi alla "merda reale" di entrambi i campi opposti nella guerra fredda senza ripensare l'intera storia del movimento. Draper cercò di conseguire questo fondamentale compito nella sua opera in 4 volumi La teoria della rivoluzione di Karl Marx.

Dreyfus Alfred (1859-1935),
ufficiale, di origine israelita, dello Stato Maggiore francese, condannato nel 1894 all'ergastolo in base ad una falsa accusa per alto tradimento. Grazie alle proteste delle forze democratiche francesi (che sollevarono il cosiddetto "affare Dreyfus"), venne scarcerato nel 1899 e riabilitato nel 1906.

Dronke Ernst (1822-1891),
scrittore politico tedesco; inizialmente fu seguace del "vero socialismo", poi divenne membro della "Lega dei Comunisti" e fu amico di Marx ed Engels. Nel 1848-49 fu redattore della Neue Rheinische Zeitung. Nel 1949 emigrò dapprima in Svizzera e poi in Inghilterra. Nel 1952 lasciò la politica.

Dubcek, Alexander (1921-1992),
nato in Slovacchia, emigrò con la sua famiglia in URSS all'età di 4 anni. Tornato in Slovacchia nel 1938, si unì al PC. Combattè nella resistenza contro la Germania nazista. Ufficiale del partito dal 1949, venne mandato a Mosca nel 1955-58, dove divenne sostenitore di Khrushchev. Malgrado non avesse appoggiato direttamente l'opposizione di Novotny, venne nominato come suo successore come Primo Segretario nel gennaio 1968. Cercò di persuadere l'URSS di non intervenire nel suo programma di riforme e pregò la popolazione di non opporre resistenza qualora l'URSS avesse deciso di invadere il paese. Venne arrestato e poi rilasciato, restò comunque Primo segretario fino all'aprile 1969; nel 1970 venne espulso dal partito. Dopo il crollo dello stalinismo nel 1989, Dubcek fu salutato come un eroe. Morì in un incidente d'auto nel 1992, e Gorbachev confermò il diritto di Dubcek d'esser riconosciuto come il padre della perestroika.

Dühring Eugen (1833-1921),
dal 1863 libero docente all'Università di Berlino e dal 1877 docente in un liceo femminile privato, a partire dal 1872 rivolse nei suoi scritti duri attacchi contro alcuni professori universitari. Già nella prima edizione della sua "Kritische Geschichte der allgemeinen Principien der Mechanik" ("Storia critica dei principi generali della meccanica"), 1873, per esempio, egli affermò che Hermann von Helmholtz nella sua trattazione "Uber die Erhatung der Kraft...", del 1847, aveva ignorato di proposito la legge della conservazione della forza scoperta da Robert Mayer nel 1842. Dühring mosse anche dure critiche all'ordinamento universitario. Perciò i professori reazionari lo perseguitarono e sollecitarono il suo allontanamento dal liceo femminile. Nella seconda edizione del libro sopra citato (1877) e nel breve scritto "Der Weg der höheren Berufsbidung der Frauen und die Lehrweise der Univeritäten" ("Il corso dell'istruzione professionale superiore delle donne e il metodo d'insegnamento dell'università") (1877) Dühring ripeté in forma anche più aspra le sue accuse al sistema universitario. Quindi, per istigazione dei suoi colleghi della facoltà filosofica, nel luglio 1877 gli fu tolto diritto d'insegnare all'università. Ciò provocò una rumorosa campagna di protesta da parte dei suoi seguaci, ma anche larghi ambienti democratici condannarono questo atto d'arbitrio.
Dühring attirò per la prima volta l'attenzione di Marx ed Engels quando, nel 1868, pubblicò sulla rivista Ergänzungsblätter zur Kenntniss der Gegenwart, vol. III, fasc. 3, una recensione del primo libro del "Capitale". In una serie di lettere, in particolare del periodo gennaio-marzo 1868, essi giudicano già Dühring (e il giudizio sarà pesto confermato) come il predicatore di un socialismo vago, piccolo-borghese e pseudoscientifico.
In seguito l'influsso di Dühring e dei suoi seguaci assunse dimensioni notevoli, e diventò pericoloso a metà degli anni settanta. Tra i discepoli di Dühring si rivelarono i più attivi Eduard Bernstein, Johann Most e Friedrich Wilhelm Fritzsche. Per breve tempo lo stesso August Bebel subì l'influsso di Dühring. Di Bebel, nel marzo 1874, apparvero sul Volksstaat due articoli anonimi su Dühring, intitolati Ein neuer Kommunist (Un nuovo comunista) che indussero Marx ed Engels a protestare decisamente contro Wilhelm Liebknecht, direttore del giornale, contro la loro pubblicazione. Quando poi, nel 1875, uscirono la seconda edizione della Kritische Geschichte del Nationalökonomie und des Socialismus e il "Cursus der Philosophie..." di Dühring, i suoi sostenitori si fecero ancora più audaci. Specialmente nel primo di questi scritti Dühring attaccava duramente Marx e ne deformava le teorie, tanto che infine Liebknecht, in una lettera del 21 aprile 1875, mise sull'avviso Engels scrivendogli: "Devi deciderti a mettere apposto Dühring". Per insistere ancora una volta sull'urgenza di un intervento, il 1° novembre 1875 Liebknecht mandò un articolo rifiutato dalla redazione del "Volksstaat" in cui Abraham Enss lodava il "signor dr. E. Dühring di Berlino" come "il nostro più fervido, deciso e alacre pioniere nel campo della scienza". Quando Engels, il 16 maggio 1876, ricevette da Liebknecht un analogo elogio di Dühring scritto da Johann Most, egli aveva peraltro già assestato a Dühring il primo colpo, nell'articolo Preussischer Schnaps im deutschen Reichstag (Acquavite prussiana nel Reichstag tedesco) pubblicato nei numeri 23, 24 e 25 (25 e 27 febbraio e 1° marzo) del Volksstaat.
Alla fine del maggio 1876 Engels decise di interrompere il lavoro alla "Dialettica della natura" per prendere di petto la "teoria socialista" allora apparsa e il "rigeneratore del socialismo", e per difendere contro tutti gli attacchi il marxismo come concezione del partito proletario. Nella sua lettera a Marx del 24 maggio 1876 egli chiedeva "se non sia il momento di considerare seriamente la nostra posizione vis-à-vis di questo signore". Il giorno dopo Marx rispose "che "di fronte a questi signori" si può prendere "posizione" solo criticando Dühring senza alcun riguardo". Engels si mise subito a lavoro e già nella lettera a Marx del 28 maggio sviluppò il piano generale e il carattere del suo scritto, il cui titolo è "Hans Eugen Dühring's Umwälzung der Wissenschaft" (meglio noto come "Anti-Dühring").
Subito dopo la pubblicazione del primo articolo, nel gennaio 1877, gli animi si divisero. Alle testimonianze di vivo entusiasmo si opposero gli sfoghi rabbiosi dei seguaci di Dühring; la decisione si ebbe al Congresso di Gotha del partito (27-30 maggio 1877). La mozione di Most, secondo cui "articoli come per esempio le critiche contro Dühring pubblicate negli ultimi mesi da Engels (...) in futuro devono restare esclusi dall'organo centrale", fu respinta dopo che Bebel ebbe dapprima presentato la proposta di "sospendere la pubblicazione degli articoli di Engels contro Dühring nel foglio principale e pubblicarli come opuscolo", e Liebknecht presentò la proposta aggiuntiva di pubblicarli nel supplemento scientifico del "Vorwärts". Così modificata, la proposta di Bebel fu approvata e l'attacco di Most fu sventato.
Nel 1880, per richiesta di Paul Lafargue, Engels rielaborò tre capitoli dell'opera (il capitolo I dell'introduzione ed i capitoli I e II della terza sezione) e li pubblicò a Parigi come opuscolo a sé, sotto il titolo "Socialisme utopique et socialisme scientifique", nella traduzione di Lafargue. Un'edizione tedesca in tre ristampe, intitolata "Die Entwicklung des Sozialismus von der Utopie zur Wissenschaft", fu pubblicata nel 1883 a Hottingen-Zurigo. In vita di Engels, l'ultima (quarta) edizione tedesca di questo opuscolo apparve a Berlino nel 1891. Engels vide anche l'opuscolo tradotto in italiano, inglese, russo, spagnolo, polacco danese e olandese.

Dunayevskaya Raya (1910-1987),
trasferitasi ancora bambina dalla Russia agli USA nel 1922; iniziò giovanissima il suo attivismo politico e, ancora ragazzina, venne espulsa dal Partito Comunista statunitense a causa delle sue posizioni trotskyste. Negli anni trenta fu segretaria di Trotsky, poi però ruppe con lui per divergenze sull'analisi della natura di classe dell'Unione Sovietica. Fu fondatrice, con C.L.R. James, del Johnson-Forest Tendency. Successivamente divenne fondatrice e leader del News and Letters Committees, un gruppo incentrato su idee di marxismo-umanitario, le sue posizioni sono sempre state però piuttosto distanti da quelle degli altri ‘Umanisti' quali Fromm, Marcuse e Luckas.
A lei si devono le prime traduzioni dei Manoscritti economici e filosofici di Marx e dei Quaderni filosofici di Lenin. Quest'ultimo libro ebbe una forte influenza su tutte la sua vita politica, per quanto, negli ultimi anni della sua vita, le si sia distaccata da Lenin criticandone la teoria del partito.
Tra i suoi scritti ricordiamo: Marxismo e libertà, dal 1776 fino ad oggi (1958), Filosofia e rivoluzione. Da Hegel a Sartre e da Marx a Mao (1973), Rosa Luxemburg, liberazione delle donne e La filosofia della rivoluzione di Marx (entrambi del 1982).

Dunne, Miles,
americano, uno dei cinque fratelli Dunne, tre dei quali erano trotskysti, conosciuti soprattutto per il ruolo da loro svolto nello sciopero dei camionisti di Minneapolis del 1934. Scrisse per i girnali Industrial Organizer e Northwest Organizer.

Dunne, Vincent (1890-70),
trotskysta americano (fratello di Miles), fu uno dei leader dello sciopero dei camionisti di Minneapolis del 1934 insieme a Farrell Dobbs e Carl Skogland. Negli anni '20 fu membro dell'IWW e del Partito Comunista, quindi del Socialist Workers Party.

Dunois Amédée (1879 - ),
socialista francese, nl 1920 fu nel comitato per la ricostituzione della II Internazionale per poi aderire, nel dicembre dello stesso anno, al Partito comunista (del cui Comitato direttivo fece parte); in esso assunse posizioni trotskiste.

Durkheim, Emile (1858-1917),
sociologo francese di origine ebraica; da studente fece amicizia con Jean Jaurès, il futuro leader del Partito socialista francese, col quale condivideva all'epoca un profondo interesse per la filosofia e per il riformismo sociale e morale della Francia.
Durkheim evitò le dogmatiche generalizzazioni di Comte, sostenendo che la realtà è riflessa per mezzo di concetti socialmente costruiti: anche i miti, privi per sé stessi di qualsiasi validità pratica o scientifica, possono nondimeno costituire un approccio alla realtà.
Il Secondo Impero, collassato con la sconfitta della Francia per mano dei tedeschi nel 1870, appariva agli occhi del giovane e serio Durkheim come un'era di leggera dissolutezza. La Francia, con il sostegno di molti dei suoi elementi liberali ed intellettuali, si era gettata avventatamente in una guerra per la quale si era dimostrata impreparata, e nella quale i suoi leader avevano mostrato tutta la loro incapacità. La Comune di Parigi del 1971 era da lui considerata come un mezzo per giungere ad una insensata distruzione, come la prova dell'effetto alienante della società capitalistica sul proletariato. Anche la sanguinosa repressione dell'esperienza parigine venne da lui considerata come un'ulteriore prova della spietatezza del capitalismo e dell'egoismo di una borghesia impaurita ed impotente.
Successivamente, il sorgere del nazionalismo e dell'anti-semitismo convinsero Durkheim che il progresso non era necessaria conseguenza dello sviluppo scientifico e tecnologico e che esso non può essere rappresentato da una curva ascendente.
Egli percepiva attorno a sé il prevalere di una situazione di profonda anomia, un senso di sradicamento degli individui favorito dall'assenza di norme sociali. Egli vedeva nella crescente divisione del lavoro il contraddittorio effetto di alienare gli uomini gli uni dagli altri rendendoli nel contempo sempre più interdipendenti. Egli osservò che i suicidi erano ssai meno frequenti laddove gli individui erano maggiormente integrati alla loro cultura: quest'atto apparentemente puramente individuale veniva così spiegato attraverso le forze sociali.
Lo scoppio della prima guerra mondiale fu per lui e per il suo forsennato sforzo riformista un duro colpo. Quando infine perse il figlio sul fronte balcanico, il suo cuore cessò di battere.

Dutov A. I. (1864-1921),
colonnello dell'esercito zarista, ataman dei cosacchi di Orenburg, uno dei leader della controrivoluzione cosacca. Capeggiò l'insurrezione negli Urali del 1918.

Dybenko Pavel Efimovic (1889-1938), (anche Dibenko)
rivoluzionario e uomo politico sovietico, bolscevico dal 1912; marinaio della flotta baltica (e dopo la rivoluzione del febbraio 1917 presidente del suo CC), prese parte attiva nella preparazione dell'insurrezione dell'Ottobre e nella repressione della rivolta di Kronstadt. Dopo aver preso parte alla guerra civile, fu nominato ammiraglio della squadra del Mar Nero; capo dell'intendenza dell'armata rossa (1926), ebbe poi, col grado di generale, il comando della zona di Taskent. Legato ad intima amicizia con Trotsky sin dai tempi della guerra civile, fu arrestato e fucilato durante le grandi purghe staliniane del 1938.

Dzerginsky Felix (1877-1926),
fondatore del Partito Social Democratico polacco, fu un rivoluzionario attivo nel movimento polacco e russo; guidò la CEKA (la polizia segreta del Soviet) sin dalla sua fondazione nel dicembre 1917 fino al 1926; dal 1924 fu a capo del Soviet Supremo dell'Economia Nazionale. Presto divenne seguace di Stalin.
Trotsky, ne La mia vita, lo ricorda con queste parole: "Dzerzhinsky non aveva opinioni proprie. Non si è mai considerato un politico, almeno finché era ancora in vita Lenin. In vaie occasioni mi aveva detto: 'Io non sono un pessimo rivoluzionario, forse, ma di certo non sono un leader, un uomo di Stato, un politico'. Non si trattava di semplice modestia; il suo autogiudizio era essenzialmente corretto. In questioni politiche egli aveva sempre bisogno di qualche guida immediata. Per molti anni egli aveva seguito Rosa Luxemburg e con lei aveva combattuto la battaglia non solo contro il patriottismo polacco, ma anche contro il bolscevismo. Nel 1917 si unì poi ai bolscevichi. Lenin un giorno mi disse con gioia: 'Non c'è più traccia delle vecchie battaglie'. Durante i primi due-tre anni, Dzerzhinsky era particolarmente attratto da me. Nei suoi ultimi anni appoggiò invece Stalin. Nel suo lavoro in campo economico, faceva quel che doveva di ottima lena - facendo appelli, spronando e sollevando le persone da terra col suo entusiasmo. Non aveva idee serie riguardo lo sviluppo economico. Egli condivideva tutti gli errori di Stalin e li difendeva con tutta la passione della quale era capace. è morto praticamene in piedi, appena dopo aver lasciato la piattaforma dalla quale aveva tanto appassionatamente denunciato l'Opposizione".



Ultima modifica 30.06.2001