Gli articoli di Dühring che anzitutto rientrano nella seguente trattazione sono il suo "Corso di filosofia", il suo "Corso di economia politica e sociale" e la sua "Storia critica dell'economia politica e del socialismo". Per ora ci interessa soprattutto la prima opera.
Fin dalla prima pagina Dühring si annunzia come "colui che pretende di rappresentare [22] questo potere" (la filosofia) "nella sua epoca e per gli sviluppi che immediatamente se ne possono prevedere". Egli si proclama l'unico vero filosofo del presente e del futuro "che si può prevedere". Chi si allontana da lui, si allontana dalla verità. Molta gente, già prima di Dühring, aveva pensato di se stessa qualche cosa di simile, ma egli è probabilmente il primo, eccettuato Richard Wagner, che con l'aria più tranquilla di questo mondo si sia espresso così parlando di se stesso. E, a dire il vero, la verità di cui egli si occupa è "una verità definitiva di ultima istanza".
La filosofia di Dühring è
"il sistema naturale ossia la filosofia della realtà... la realtà nel suo sistema è pensata in una maniera che esclude ogni velleità di rappresentare il mondo in modo fantastico e soggettivamente limitato".
Questa filosofia è quindi di tal natura da elevare Dühring al di sopra di quei limiti della sua personale e soggettiva limitatezza che egli stesso non può negare. E veramente questo è necessario se egli deve essere in grado di stabilire saldamente delle verità definitive di ultima istanza, sebbene sino al presente noi non scorgiamo ancora come debba prodursi questo miracolo.
Questo "sistema naturale del sapere che in se stesso ha valore per lo spirito", "senza derogare in niente dalla profondità del pensiero", ha "stabilito saldamente le forme fondamentali dell'essere". Dal suo "punto di vista effettivamente critico" questo sistema offre
"gli elementi di una filosofia positiva e, conseguentemente, rivolta alla realtà della natura e della vita, di una filosofia che non ammette orizzonti meramente parventi, ma invece, col suo moto possentemente rivoluzionario, dispiega tutte le terre e i cieli della natura esterna e interna".
Nel campo economico e politico Dühring non soltanto ci dà "dei lavori storicamente e sistematicamente comprensivi", che, mentre quelli storici se ne contraddistinguono, per di più, per "la mia maniera di delineare la storia in grande stile", nell'economia hanno introdotto "delle svolte feconde", ma anche conclude con un suo specifico piano socialista completamente elaborato per la società dell'avvenire, che è "il frutto pratico di una teoria chiara e che si profonda sino alle radici" e che perciò, come la filosofia di Dühring, è altrettanto infallibile ed unica via per la salvezza. Infatti
"solo in quella struttura socialista che io ho caratterizzato nel mio "Corso di economia politica e sociale", una proprietà autentica può sostituire la proprietà semplicemente parvente e transitoria o piuttosto fondata sulla violenza".
L'avvenire dovrà regolarsi in conformità.
Questo florilegio di elogi che Dühring tributa a Dühring potrebbe essere agevolmente decuplicato. Ma sin da ora esso potrebbe aver suscitato nel lettore qualche dubbio se realmente ha da fare con un filosofo o con... ma noi preghiamo il lettore di sospendere il suo giudizio sino a quando abbia conosciuto più da vicino quell'andare alle radici, del quale abbiamo detto. Noi abbiamo esposto il florilegio di cui sopra solamente per mostrare che non abbiamo davanti un filosofo e socialista dei soliti, che semplicemente esprime i suoi pensieri e rimette la decisione sul loro valore allo sviluppo ulteriore, ma abbiamo a che fare con un essere assolutamente al di fuori dell'ordinario, che afferma di essere non meno infallibile del papa e la cui dottrina, che è la sola via per la salvezza, si deve accettare senz'altro, se non si vuol cadere nella più riprovevole eresia. Non abbiamo assolutamente a che fare con una di quelle opere di cui sono straricche tutte le letterature socialiste e recentemente anche la tedesca, opere nelle quali gente di diversa statura cerca, nella maniera più sincera del mondo, di veder chiaro su questioni per rispondere alle quali probabilmente le manca più o meno il materiale; opere in cui, quali che ne siano le deficienze scientifiche e letterarie, è sempre apprezzabile la buona volontà socialista. Al contrario, Dühring ci offre dei principi che dichiara verità definitive di ultima istanza e di fronte alle quali ogni altra opinione è quindi a priori falsa; e come della verità definitiva, egli è in possesso dell'unico metodo di indagine rigorosamente scientifico di fronte al quale tutti gli altri non sono scientifici. O egli ha ragione, e allora noi siamo al cospetto del più grande genio di tutti i tempi, del primo uomo sovrumano perché infallibile. O ha torto, e anche allora, quale che sia il giudizio che diamo di lui, un atteggiamento di benevolo rispetto verso la sua eventuale buona volontà sarebbe pur sempre l'offesa più mortale per Dühring.
Se si è in possesso della verità definitiva di ultima istanza e del suo metodo rigorosamente scientifico, ovviamente si dovrà avere un discreto disprezzo per il resto dell'umanità errante e sprovvista di scienza. Non dobbiamo quindi meravigliarci se Dühring parla dei suoi predecessori col più straordinario dispregio e se solo pochi grandi uomini, nominati tali da lui stesso a titolo d'eccezione, trovino grazia di fronte a quel suo andare alle radici.
Ascoltiamo anzitutto quello che dice dei filosofi: "Leibniz, sprovvisto di ogni sentimento un po' elevato... il migliore tra tutti i filosofi cortigiani possibili". Kant è ancora ancora tollerato, ma dopo di lui tutto è andato sottosopra: sono venute le "confusioni e le stoltezze altrettanto puerili quanto quelle degli ultimi epigoni, e quindi specialmente di un Fichte e di uno Schelling... enormi caricature di un'ignorante filosofastreria della natura... le enormità postkantiane" e "i deliri febbrili" che "un Hegel" portò al culmine. Costui parlava un "gergo hegeliano" e diffondeva la "peste hegeliana" mediante quella sua "maniera per giunta non scientifica anche nella forma" e le sue "crudezze".
Né i naturalisti hanno miglior trattamento, ma solo Darwin è citato per nome e così dobbiamo limitarci a lui:
"Semipoesia di Darwin e sua abilità nel presentare metamorfosi con la sua ristrettezza grossolana di comprensione e l'ottusità del suo discernimento... secondo il nostro parere il darwinismo specifico, da cui naturalmente si devono eccettuare le tesi lamarckiane, è un atto di brutalità contro l'umanità".
Ma quelli che escono peggio di tutti sono i socialisti. Ad eccezione, se mai, di Luois Blanc, il più insignificante di tutti, essi sono, tutti insieme, dei peccatori e mancano di quella gloria che dovrebbero avere davanti (o dietro) a Dühring. E non solo per quel che concerne la verità e il metodo scientifico, ma anche per quel che concerne il carattere. Ad eccezione di Babeuf e di alcuni comunardi del 1871, essi, tutti quanti insieme, non sono degli "uomini". I tre utopisti vengono chiamati "alchimisti sociali". Di essi Saint-Simon è ancora trattato con bontà, in quanto gli si rimprovera solo della "esaltazione" e si accenna con compassione che era affetto da mania religiosa. Con Fourier, invece, a Dühring scappa la pazienza. Infatti Fourier "rivelava tutti gli elementi della follia... Idee che invece si possono trovare piuttosto nei manicomi... i sogni più confusi... risultati della follia... Il Fourier indicibilmente sciocco", questa "testolina da bambino", questo "idiota", inoltre non è neanche un socialista; il suo falansterio [23] non è affatto un elemento del socialismo razionale, ma è "una caricatura costruita sulla falsariga del commercio quotidiano". E finalmente:
"Colui, al quale queste invettive" (di Fourier contro Newton) "non sono sufficienti per convincersi che nel nome di Fourier e in tutto il fourierismo solo la prima sillaba" (fou = pazzo) "dice qualcosa di vero, dovrebbe, proprio lui, essere classificato in qualche categoria di idioti".
Infine, Robert Owen "aveva delle idee fiacche e meschine... il suo pensiero così rozzo in materia di morale... pochi luoghi comuni degenerati in bislaccherie... maniera assurda e rozza di vedere le cose... Il corso del pensiero di Owen merita appena di essere sottoposto ad una critica più seria... la sua vanità" ecc. Se dunque Dühring caratterizza gli utopisti col loro nome in modo estremamente spiritoso come segue: Saint-Simon-saint (santo), Furier-fou (pazzo), Enfantin-enfant (bambinesco), ci manca solo che aggiunga Owen-oweh! [ahimè!] e semplicemente con quattro parole è condannato un periodo di importanza capitale della storia del socialismo, e chi dubita di questo "dovrebbe, proprio lui, essere classificato in qualche categoria di idioti"
Dai giudizi di Dühring sui socialisti che sono venuti dopo, per brevità estraiamo solo quelli su Lassalle e su Marx.
Lassalle:
"Tentativi di popolarizzazione che sofisticano pedantescamente... scolastica soffocante... miscela mostruosa di teorie generali e di robaccia di poco conto... superstizione hegeliana priva di senso e di forma... esempio ripugnante... limitatezza peculiare... vanteria di cianfrusaglie di nessun valore... il nostro eroe ebreo... libellista... volgare... intrinseca volubilità nella visione della vita e del mondo".
Marx:
"Ristrettezza di concezione... i suoi lavori e le sue produzioni in sé e per sé, cioè considerandole dal punto di vista teorico, sono per il nostro campo" (la storia critica del socialismo) "prive di un significato durevole per la storia generali delle correnti spirituali, tutt'al più sono a citare come sintomi dell'influenza della moderna scolastica settaria... incapacità di concentrare ed ordinare... pensiero e stile informi... eloquio privo di dignità... vanità anglicizzata...turlupinature... concezioni confuse, che in realtà sono solo prodotti bastardi di fantasie storiche e logiche... giri di pensiero fallaci... vanità personale... mezzucci vili... insolente... scoppiettii e piccoli lazzi di bello spirito... erudizione cinese... arretratezza filosofica e scientifica".
E così via, e così via, che anche questo è solo un piccolo e superficiale florilegio del roseto di Dühring. Beninteso, per il momento ancora a noi non interessa affatto se questi amabili insulti, che dovrebbero impedire a Dühring, posto che abbia una certa educazione, di trovare qualche cosa vile ed insolente, siano parimente verità definitive di ultima istanza. E anche - per ora - ci guarderemo bene dall'esprimere qualche dubbio sulla loro capacità di andare alle radici, perché, se no, ci potrebbe essere probabilmente perfino impedito di indagare la categoria di idioti alla quale apparteniamo. Abbiamo creduto solamente che fosse nostro dovere da una parte dare un esempio di quello che Dühring chiama "la sceltezza della maniera di esprimersi riguardosa e, nel senso genuino della parola, modesta", e dall'altra parte assodare che per Dühring la riprovevolezza dei suoi predecessori è non meno certa della sua infallibilità. Dopo di che noi ci sentiamo venir meno, presi dal più profondo ossequio di fronte al genio più possente di tutti i tempi, se le cose stanno precisamente così.
22. Tutti i corsivi, nelle citazioni dagli scritti di Dühring, sono di Engels.
23. Col nome di falansteri Fourier designava gli edifici in cui dovevano vivere, coltivando in comproprietà i terreni circostanti, le comunità di lavoratori da lui ideate.
Filosofia: III. Suddivisione. Apriorismo
Ultima modifica 16.10.2002