NOTA INTRODUTTIVA - tratta da Lotta Comunista
In occasione della morte di Johan P. Becker (a Ginevra il 7 dicembre 1886), Engels ne scrisse il necrologio sul settimanale di E. Bernstein, il "Sozialdemokrat".
Engels in quella rievocazione si occupa eminentemente del ruolo avuto da Becker come ufficiale della rivoluzione del 1848-49. Engels voleva con questo scritto ed altri di quegli anni, tramandare il senso e la lezione dell'esperienza del '48 ad una generazione di militanti che si era formata senza alcun rapporto soggettivo con quegli avvenimenti.
Ma la figura di Becker rappresenta anche l'organizzatore internazionale del movimento operaio e dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori negli anni 1860 e 70 senza la quale sarebbe stato impensabile il diffondersi della strategia rivoluzionaria di Marx e di Engels nei vari paesi.
I RAPPORTI DI K. MARX E DI F. ENGELS CON J.P. BECKER NELLA FORMAZIONE DELLA PRIMA INTERNAZIONALE
La polemica con il signor Vogt nel 1860, diede a Marx l'occasione di riallacciare i rapporti con gli "operai della nostra rivoluzione e emigrazione". Da quel momento iniziò il rapporto politico e d'amicizia con J.P. Becker, il quale inviò materiale per il lavoro di Marx contro Vogt.
Nel necrologio di Engels su Becker è citato l'episodio dell'offerta dello Stato Maggiore italiano al "vecchio" rivoluzionario. Ciò si spiega col fatto che Becker all'epoca fu oggetto di una campagna di calunnie che ebbe un'eco presso F. Lassalle. Marx scrisse a Lassalle (il 28-4-1862) a proposito di Becker:
«Dal 1830 egli è uno dei più nobili rivoluzionari tedeschi. Un uomo a cui non si può rimproverare nient'altro che un entusiasmo privo di realismo».
Dalla lettera si deduce che l'offerta a Becker era stata fatta da Stephan Türr, ungherese che era stato suo commilitone nel Baden, poi ufficiale garibaldino passato all'esercito di Cavour.
Il fatto che Lassalle riportasse delle informazioni su Becker nella sua corrispondenza con Marx significa che l'attività di Becker fra gli operai svizzeri di lingua tedesca e fra gli emigrati tedeschi aveva avuto una risonanza in Germania. D'altra parte Becker fu molto vicino a Lassalle nell'ultima parte della vita di questo.
Con la creazione dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL) l'attività di Becker in Svizzera e in Germania aumentò di molto: alla conferenza di Londra (1865) rappresenta la Svizzera tedesca ed inoltre ha la delega per il gruppo di Solingen, unica località tedesca rappresentata. Tale fatto viene rimarcato da Marx in una lettera a W. Liebknecht. Lo stesso Marx alla fine del 1865 annuncia a Engels la prossima uscita del mensile "Der Vorbote" organo della sezione della Svizzera romanza dell'AIL: Marx ne prevede il probabile successo anche in Germania a causa del discredito dell'organo del partito lassalliano.
Nel gennaio 1866 Marx comunica a Becker che potrà contare sull'aiuto di Engels, di Liebknecht e del Dr. Kugelmann per il suo "Vorbote", e che le sezioni tedesche dovranno entrare in «rapporto continuo» con lui a Ginevra.
I RAPPORTI DI K. MARX E DI F. ENGELS CON J.P. BECKER NELLA CRISI DELLA PRIMA INTERNAZIONALE
Alla fine del decennio sorse il problema del rapporto fra l'AIL e l'Alleanza della democrazia socialista di M. Bakunin, lotta politica e organizzativa che portò alla definitiva rottura al Congresso dell'Aia nel 1872.
Becker era in contatto con Bakunin fin dal 1867 e fino al 1870 rimase sulle posizioni dell'Alleanza.
Questo periodo di rapporti burrascosi con Marx ed Engels deve essere considerato non solo alla luce della lotta con Bakunin, ma anche in rapporto allo sviluppo del partito in Germania.
Alla fine del 1868 Marx scrive che l'AIL non può suicidarsi «per amore di "old" Becker»; nella sua risposta a Marx, Engels dà un giudizio illuminante: «il vecchio Becker non ha mai saputo fare a meno dell'agitazione di cricca, dove si mettono insieme 2 o 3, lui deve starci in mezzo, se tu l'avessi messo in guardia in tempo, si sarebbe però tirato indietro con ogni probabilità. Ora sarà stupito del cattivo effetto dei suoi sforzi benintenzionati».
Marx, scrivendo a Paul e Laura Lafargue nel febbraio 1869, ribadisce quel giudizio: «[Bakunin] riuscì ben presto a imbrogliare il nostro bravo e vecchio Becker, il quale è sempre assetato di azioni, di cose eccitanti, ma non ha talento critico, è un entusiasta come Garibaldi, facilmente influenzabile».
Ma il giudizio di Marx divenne molto più duro e cattivo quando Becker volle «immischiare ufficialmente» l'AIL nel «processo di dissoluzione della chiesa lassalliana», il «bravo vecchio» diventa «vecchio asino» e ancora «vecchio scemo».
Ma la critica si approfondisce quando Marx, scrivendo a Engels, rimarca che Becker «rovescia tutti i nostri statuti col suo sistema dei gruppi linguistici e trasforma il nostro sistema naturale in un centone artificiale di legami linguistici volontari al posto dei reali legami statali e nazionali. E tutto questo perché gli avevamo permesso provvisoriamente di rimanere il centro dei suoi corrispondenti, finché l'Internazionale si fosse rafforzata in Germania.
Ho subito mandato gambe all'aria il suo tentativo di atteggiarsi a centro della Germania al Congresso di Eisenach».
Marx ed Engels vedono dietro Becker profilarsi gli «intrighi» di Bakunin.
Becker spiegò, come riferì Marx ad Engels, le «stupidaggini commesse» come «profondo e consapevole machiavellismo»; egli sostenne di aver voluto utilizzare Bakunin per sviluppare l'AIL in Spagna e Italia e che la sua propaganda in Germania aveva indebolito il partito lassalliano e che i frutti del suo lavoro erano andati al partito di Liebknecht e A. Bebel col congresso di Eisenach.
Nel marzo 1870 Marx comunica ad Engels la rottura pubblica di Becker con Bakunin.
La sconfitta della Comune di Parigi (1871) e il congresso dell'Aia (1872) sancirono l'inizio di un processo di dissoluzione dell'AIL fino al suo definitivo scioglimento (1876).
Becker non si volle arrendere alla sconfitta della Comune e propose, tornando ai vecchi amori per i Corpi volontari, che la Svizzera divenisse la base per un'azione nella Francia meridionale in modo da liberare Parigi, ma "Londra" non volle sentir parlare di spedizioni.
Becker fu il principale organizzatore della Conferenza di Ginevra (1873) dell'AIL della quale Marx ammise il fallimento.
Alla fine del 1876 Becker propose la ricostituzione dell'Internazionale, ma Engels si oppose come fece di nuovo nel 1882 quando Becker rifece la proposta. Per Engels l'AIL aveva esaurito il suo compito, anzi a causa del peso dell'"emigrazione", sarebbe stata di ostacolo allo sviluppo dei partiti nazionali. Solo eventi importanti in Europa avrebbero potuto coagulare potenti movimenti attorno ad un organismo centrale.
Engels in una lettera a Becker dell'11 gennaio 1878 chiarì che la lotta politica doveva svolgersi all'interno delle realtà nazionali per poter conquistare le premesse indispensabili allo sviluppo del movimento operaio nella maggior parte dei paesi europei, per poter agire in quanto partito legale ed avere la possibilità di acquistare «la chiarezza teorica necessaria».
Quando Marx morì, Engels ne annunciò la morte a tre persone: Becker, Liebknecht e E. Bernstein. A Becker scrisse: «La più grande mente del nostro partito ha finito di pensare, il più grande cuore che io abbia mai conosciuto, ha cessato di battere».
Il 15 ottobre 1884 Engels scrisse a Becker: «In tutta la mia vita ho rappresentato il ruolo, per cui ero stato creato: quello di secondo violino - e credo di essermela cavata abbastanza bene. Sono felice di aver avuto un primo violino eccellente come Marx».
La morte ha aperto un'altra breccia nelle file dei combattenti per la rivoluzione proletaria. Johan Philipp Becker si è spento il 7 dicembre [1] a Ginevra [2].
Era nato nel 1809 a Frankenthal nel Palatinato bavarese [3], e già negli anni venti, appena uscito dall'adolescenza, aveva cominciato a prendere parte alla lotta politica che si svolgeva nel suo paese. Nei primi anni trenta, quando questa lotta, in seguito alla rivoluzione di luglio [4], assunse un carattere decisamente repubblicano, Becker fu uno dei protagonisti più attivi e risoluti. Più volte imprigionato, trascinato in giudizio e assolto, dovette finalmente fuggire di fronte alla trionfante reazione. Riparò in Svizzera e si stabilì a Biel [5], assumendo la cittadinanza elvetica. Neppur qui però rimase inattivo; da un lato, si occupava dei problemi delle associazioni operaie tedesche e dei tentativi rivoluzionari dei fuoriusciti tedeschi, italiani ed europei in generale; dall'altro, della lotta per il potere che la democrazia svizzera sosteneva nei singoli cantoni. È noto che tale lotta, soprattutto all'inizio degli anni quaranta, si sviluppò attraverso una serie di irruzioni armate nei cantoni aristocratici e clericali. Becker era più o meno coinvolto in gran parte di questi "colpi di mano" e per tale motivo fu condannato a dieci anni d'esilio dal cantone di Berna, ove risiedeva. Queste piccole azioni belliche culminarono nella guerra di secessione elvetica della fine del 1847; Becker, che aveva il grado di ufficiale nell'esercito svizzero, prese servizio e guidò l'avanguardia della divisione, cui era stato assegnato, nella marcia su Lucerna [6].
Poco dopo scoppiava la rivoluzione di febbraio del 1848 [7] e subito le tennero dietro i tentativi delle milizie volontarie di trasformare il Baden [8] in una repubblica attraverso l'azione armata. Quando Hecker fece il suo tentativo [9], Becker costituì una legione di fuoriusciti, ma poté solo raggiungere il confine, poiché Hecker era stato già ricacciato indietro. Questa legione, che fu più tardi in larga parte spostata in Francia, fornirà nel 1849 il nucleo per alcuni fra i più brillanti corpi di truppa del Palatinato e del Baden.
Quando a Roma, nella primavera del 1849 fu proclamata la repubblica [10], Becker decise di mandar là un corpo ausiliario, tratto dalla legione. Si recò a Marsiglia, costituì i ranghi degli ufficiali e si diede da fare per mettere insieme la truppa. Ma, com'è noto, il governo francese decise di schiacciare la repubblica romana e di riportare sul trono il Papa [11]. Era ovvio a questo punto che avrebbe impedito il trasporto del corpo ausiliario in appoggio al suo avversario romano. Becker, che aveva già noleggiato una nave, fu avvertito senza mezzi termini che la sua nave sarebbe stata presa a cannonate, non appena avesse accennato a lasciare il porto.
A questo punto scoppiò la Rivoluzione in Germania [12]. Becker si affrettò subito a Karlsruhe [13], seguito dalla legione, che prese poi parte ai combattimenti sotto la guida di Böning, mentre un altro nucleo della precedente legione del 1848, riorganizzato da Willich a Besançon, servì come base del suo corpo di volontari. Becker fu posto a capo dell'intera milizia popolare badense, così come di tutte le truppe, eccetto quelle di linea, e si diede subito ad occuparsi della loro organizzazione, scontrandosi ben presto con l'opposizione del governo, egemonizzato dalla borghesia reazionaria e dal suo capo Brentano [14]. Le sue disposizioni venivano annullate, le sue richieste d'armi e di equipaggiamento lasciate cadere o direttamente respinte. Il tentativo del 6 giugno, particolarmente caldeggiato da Becker, di intimidire il governo con una dimostrazione armata del potere rivoluzionario, finì senza esito [15], ma Becker e le sue truppe furono allontanate da Karlsruhe e inviate al più presto nel Neckar [16] contro il nemico.
Qui erano già cominciati i primi combattimenti e lo scontro decisivo si avvicinava. Becker con i suoi volontari e la milizia popolare occupo Odenwald [17]. Senza artiglieria e senza cavalleria egli dovette disperdere le sue scarse truppe a presidio di un territorio esteso ed arduo, senza averne un controllo sufficiente per poter sviluppare azioni d'attacco. Ciò non di meno, il 15 giugno, con un brillante combattimento, liberò i suoi ginnasti di Hannau, assediati nel castello di Hirschorn dalle truppe imperiali di Peucker.
Quando Mieroslawski assunse il comando supremo dell'esercito rivoluzionario, Becker ricevette il comando della quinta divisione - costituita esclusivamente di reparti di fanteria e di milizia popolare - con il compito di opporsi alle truppe di Peucker, a lui superiori di numero almeno sei volte. Subito dopo venne il passaggio del Reno a Gemersheim da parte del primo corpo di spedizione prussiano, il tentativo di Mieroslawski, la sconfitta di Waghäusel del 21 giugno [18]. Frattanto, Becker teneva Heidelberg ; da Nord incalzava il secondo corpo di spedizione prussiano di Gröben [20]; da Nord-Ovest l'esercito di Peucker, entrambi forti di ventimila uomini; a Sud-Ovest erano schierati i prussiani di Hirschfeld, anch'essi superiori a ventimila uomini. Ed ora si rovesciò su Heidelberg la gran massa di fuggiaschi di Waghäusel, cioè tutte le truppe di linea e la milizia popolare dell'armata badense, che avevan fatto una larghissima diversione fra le montagne, in cerca di un passaggio per Karlsruhe e Restatt [21], dato che la pianura era sbarrata.
Becker dovette coprire la ritirata, con truppe inesperte ed appena arruolate e come sempre senza cavalleria e artiglieria. Dopo aver lasciato ai fuggiaschi un vantaggio sufficiente, partì da Heidelberg alle 8 di sera del 22 e si spostò a Neckargermünd, ove sostò per un paio di ore. Il 23 raggiunse Sinsheim e qui fece una nuova tappa di alcune ore, in vista del nemico schierato in ordine di battaglia. La sera stessa era a Eppingen e, a mezzanotte, si diresse a Durlach per la via di Bretten. A Durlach arrivò alle 8 di sera e di nuovo incappò nel disordinato ripiegamento delle armate del Palatinato e del Baden, da poco unificate. Qui ricevette il comando delle disperse truppe palatine e dovette non solo coprire la ritirata di Mieroslawski, ma anche tenere Durlach finché non fosse sgombrata la posizione di Karlsruhe. Come sempre fu lasciato ancora una volta senza artiglieria, poiché quella assegnatagli si era già messa in marcia.
Becker si trincerò a Durlach alla meglio e in tutta fretta e già il mattino dopo (25 giugno) veniva investito da tre parti dall'esercito imperiale di Peucker e da due divisioni prussiane. Non solo respinse tutti gli assalti, ma prese lui stesso ripetutamente l'iniziativa dell'attacco, sebbene potesse rispondere alle artiglierie nemiche solo col fuoco a volontà, e resse il combattimento per quattro ore, senza che le colonne inviate all'aggiramento riuscissero a disturbarlo, ritirandosi poi in ordine perfetto non prima di aver ricevuto la notizia che Karlsruhe era stata evacuata ed assolto in tal modo il suo compito.
Questa è certamente la più splendida operazione di tutta la campagna militare del Baden e del Palatinato. Con truppe, che in gran parte erano state arruolate da un minimo di appena quattordici giorni ad un massimo di tre settimane, che avevano ricevuto da ufficiali e sottufficiali improvvisati un addestramento appena sufficiente quand'erano ancora reclute completamente digiune d'esperienza, e che avevano solo una vaga idea della disciplina, Becker portò a termine in quarantott'ore, alla retroguardia delle due armate sconfitte e semidisperse, una marcia di oltre ottanta chilometri (o undici miglia tedesche[22]) iniziatasi improvvisamente durante la notte, e condusse i suoi soldati attraverso le linee nemiche, sino a Durlach in condizioni tali che, la mattina dopo, essi poterono impegnare i prussiani in una delle non molte battaglie di tutta la campagna, durante la quale gli obiettivi dell'esercito rivoluzionario furono pienamente conseguiti. È questa una prestazione che farebbe onore a dei soldati esperti e che è in sommo grado rara e gloriosa per delle truppe tanto giovani.
Giunto a Murgh [23], Becker si fermò con la sua divisione ad Est di Rastatt e partecipò onorevolmente ai combattimenti del 29 e del 30 giugno. Il risultato è noto; il nemico, sei volte superiore di numero, aggirò le posizioni attraverso il territorio del Württemberg e le travolse sull'ala destra. La campagna si decise allora anche formalmente e terminò di necessità col ritiro dell'armata rivoluzionaria in territorio svizzero.
Sino ad allora Becker si era di preferenza considerato un semplice democratico repubblicano; ma, da qui in poi, egli fece un significativo passo in avanti. Una più profonda conoscenza dei "repubblicani puri" tedeschi e soprattutto di quelli del Sud, unita alle personali esperienze durante la rivoluzione del 1849, lo convinse che in futuro le cose avrebbero preso una diversa piega. La decisa simpatia per il proletariato, che egli nutriva già dalla giovinezza, prese ora una forma più netta; gli era diventato chiaro che, se la borghesia costituiva dappertutto il nucleo dei partiti reazionari, solo il proletariato avrebbe potuto costituire il nucleo di una forza realmente rivoluzionaria. Il suo comunismo istintivo si era trasformato in un comunismo cosciente.
Ancora una volta egli tentò la costituzione di un corpo di volontari; era il 1860, dopo la vittoriosa spedizione di Garibaldi [24] in Sicilia. Si spostò da Ginevra a Genova, per concordare con Garibaldi i preparativi. Ma la rapida avanzata di Garibaldi e l'intromissione dell'esercito italiano, che fece intascare alla monarchia i frutti della vittoria [25], misero fine alla spedizione. Frattanto tutti si aspettavano una nuova guerra con l'Austria nell'anno successivo. È noto che la Russia intendeva usare Napoleone III e l'Italia per portare a termine la sua vendetta sull'Austria, che nel 1859 era rimasta interrotta [26]. Il governo italiano mandò a Genova un alto ufficiale dello Stato Maggiore per offrirgli il grado di colonnello nell'esercito italiano, un magnifico stipendio e un'indennità, e il comando di una legione, che egli stesso avrebbe dovuto costituire, nella prevista guerra contro l'Austria, purché accettasse di far propaganda in Germania per l'Italia [27]. Ma il proletario Becker disse chiaro e tondo di no; con simili cortigianerie non voleva aver nulla a che fare. Questo fu il suo ultimo tentativo di organizzare un corpo di volontari. Poco dopo veniva costituita l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, e Becker fu tra i fondatori; era presente al famoso meeting di St. Martin's Hall, da cui nacque l'Internazionale [28]. Organizzò i lavoratori tedeschi e indigeni della Svizzera romanza, fondò l'organo di questa sezione, il "Vorbote" [29], partecipò a tutti i congressi dell'Internazionale e combatté in prima fila contro gli anarchici bakuninisti dell'Alliance de la Démocratie socialiste [fr.: "Alleanza della democrazia socialista", nel testo "Démocratic"] e del Giura Svizzero [30].
Dopo la dissoluzione dell'Internazionale, Becker non volle più mettersi apertamente in luce se non in poche occasioni. Rimase però sempre nel movimento operaio e, attraverso la fitta corrispondenza ed i contatti con i frequenti visitatori che andavano a trovarlo a Ginevra, esercitò una influenza duratura sullo sviluppo di esso. Nel 1882 ospitò Marx per un giorno e nel settembre 1886, a settantasette anni, intraprese un viaggio attraverso il Palatinato e il Belgio, sino a Londra e a Parigi, durante il quale io ebbi la gioia di ospitarlo a casa mia [31] per quattordici giorni e di parlare con lui dei vecchi tempi e dei nuovi. E appena due mesi dopo un telegramma ne annunciava la morte!
Becker era un uomo singolare. Un'unica parola può descriverlo completamente: sanissimo. Nel corpo e nello spirito egli rimase sanissimo sino all'ultimo. Un gigante d'aspetto, di stupefacente forza fisica, e con tutto ciò un bell'uomo, era dotato di uno spirito incolto ma assolutamente privo di rozzezza, sviluppato in maniera altrettanto armonica del suo corpo, in grazia di una felice predisposizione e di un sano attivismo. Era fra quei pochi uomini che debbono solo dare ascolto al loro istinto e alla loro natura per essere nel giusto. Perciò gli fu così facile tenere sempre il passo con lo sviluppo del movimento rivoluzionario e rimanere in prima fila a settantotto anni [32] con l'identica freschezza di quando ne aveva diciotto. Il fanciullo, che già nel 1814 scherzava con le truppe cosacche in transito [33], che assistette, nel 1820, all'esecuzione di Sand, l'attentatore di Kotzbue, progredì sempre più dall'indistinta opposizione degli anni venti ed ancora nel 1886 era perfettamente allineato cogli sviluppi del movimento operaio. Ciò non di meno, non aveva certo la lugubre ottusità di opinioni dei repubblicani "severi" del 1848, bensì, di schietto figlio della serena terra del Palatinato, era gaio e amava moltissimo il vino, le donne e il canto [34]. Cresciuto vicino a Worms, nella regione dei Nibelunghi [35], ancora nei suoi ultimi anni pareva un personaggio del nostro antico poema epico: sereno e canzonatore, invocava il nemico in mezzo ai fendenti e componeva canti popolari, quando non c'era nessun nemico da combattere; così e non altrimenti dev'essere sempre apparso, come Volker il violinista [36].
Il campo in cui più eccelleva era però senza dubbio quello militare. Nel Baden egli è riuscito a fare senza dubbio più di chiunque altro. Mentre gli altri ufficiali, formatisi alla scuola degli eserciti permanenti, si trovarono di fronte un tipo di soldato completamente estraneo e refrattario con loro ad ogni disciplina, Becker aveva imparato tutte le sue cognizioni organizzative, tattiche e strategiche, alla rude scuola della milizia svizzera. Un esercito popolare non gli era estraneo né gli risultavano nuove le sue inevitabili carenze. Laddove i suoi colleghi si perdevano d'animo o s'irritavano, egli rimaneva calmo e trovava una via d'uscita di cui gli altri erano incapaci, sapeva trattare i suoi uomini nel modo giusto, li rincuorava con una battuta e alla fin fine li teneva saldamente in pugno. Qualche generale prussiano del 1870 potrebbe invidiargli la marcia di Heidelberg a Durlach, con una divisione composta di reclute quasi completamente digiune d'addestramento, le quali rimasero però in grado di affrontare subito dopo un combattimento e di reggerlo in maniera egregia. Ed in questo stesso combattimento egli schierò le truppe del Palatinato, che gli erano state affidate e con cui nessuno era riuscito a concludere nulla, e le lanciò subito all'attacco in campo aperto. La morte di Becker ci ha privato dell'unico generale rivoluzionario tedesco che avevamo.
Tale era l'uomo che partecipò gloriosamente alla lotta per la libertà di tre generazioni.
I lavoratori ne conserveranno fedelmente il ricordo, certi che egli sia stato fra loro uno dei migliori.
Londra, 9 dicembre 1886
Federico Engels
3 Il Palatinato è costituito da due Stati storici della Germania: la Renania Palatinato, ora divisa fra la Renania Palatinato, il Baden-Württemberg e lo Hessen della RFT e il Palatinato superiore, incorporato nell'attuale Baviera. Dopo la seconda guerra mondiale, il Palatinato, che il Congresso di Vienna del 1815 aveva in gran parte assegnato alla Baviera, fu staccato da essa (a parte il Palatinato superiore) e infatti Frankenthal (40.000 ab. al 1970 ca.) si trova oggi nella Renania Palatinato.
4 Nel 1830, dal 27 al 29 luglio, in Francia Carlo X fu rovesciato da una rivoluzione che portò al potere Luigi Filippo. Dal mese, la rivoluzione e il regno di quest'ultimo sono noti come "di luglio".
5 Città del cantone bernese, in francese Bienne, a pochi chilometri da Berna (65.000 ab. nel 1970 ca.).
6 Nel 1815 il Congresso di Vienna aveva favorito la rinascita di una nuova confederazione elvetica, composta di 22 cantoni e dotata di una costituzione conservatrice. Berna, Lucerna, Friburgo e Solothurn mantennero i loro ordinamenti patrizi; Zurigo, Basilea e Sciaffusa ampliarono il sistema corporativo; gli altri cantoni adottarono forme di governo semidemocratiche. Dopo la rivoluzione di luglio, crebbero le pressioni per una riforma liberale della costituzione. Nel 1841, la secolarizzazione dei monasteri dell'Argovia fu condannata dalla Dieta federale. Nel 1844, quando i Gesuiti giunsero a Lucerna, vi furono proposte di espellere il cantone dalla confederazione e corpi armati di volontari tentarono di allontanare i Gesuiti colla forza. Dopo un altro tentativo di volontari bernesi nel 1845, Lucerna si unì a Uri, Unterwalden, Schwyz, Zug, Friburgo e al Vallese in un patto di mutua assistenza. Questa federazione separatista (Sonderbund) fu dichiarata illegale nel 1847 dalla Dieta. Truppe federali, al comando di Henri Dufour, nel 1847 attaccarono e costrinsero alla capitolazione i cantoni ribelli (Sonderbundkrieg o guerra di secessione elvetica). Lucerna fu espugnata il 24 novembre e costretta a cacciare i Gesuiti. Fu infine varata una nuova costituzione.
7 Nel febbraio 1848 Parigi insorse contro la monarchia di Luigi Filippo, che fu costretto a fuggire. Fu proclamata la repubblica, che durò sino al colpo di Stato del 1851.
8 Il Baden è uno degli Stati storici della Germania, incluso nell'impero tedesco nel 1919 e ora assorbito in parte nel land federale del Baden-Württemberg (1951).
9 Quando, nel 1848, la maggioranza dell'assemblea decise di mantenere la forma monarchica, Hecker e Gustav von Struve tentarono un assalto armato, che fallì anche per l'intervento delle truppe prussiane. Nel 1849, emigrò in Svizzera poi negli USA, ove fu colonnello unionista nella Guerra civile.
10 Il 9 febbraio 1849 fu costituita la repubblica romana, guidata da Mazzini, Armellini e Saffi.
11 Pio IX era fuggito a Gaeta alla costituzione della repubblica. Il nuovo governo francese di Luigi Napoelone Bonaparte (il futuro Napoleone III del colpo di Stato del 1851), che era giunto al potere coi voti dei cattolici, inviò a Roma una spedizione armata, guidata dal generale Oudinot, che schiacciò la neonata repubblica il 30 giugno del 1849.
12 Nel marzo del 1849, Federico Guglielmo IV di Prussia rifiutò la corona di un regno costituzionale tedesco, offertagli dall'assemblea nazionale di Francoforte. L'ala rivoluzionaria democratica tentò allora una sortita armata che fallì.
13 Città dell'attuale Baden-Württemberg, nel Sud-Ovest della Germania, già capitale del Baden (257.000 ab. ca. nel 1970).
14 È noto che Marx ed Engels videro nella sconfitta delle rivoluzioni del 1848-49 un effetto dell'indecisione della borghesia timorosa che il proletariato potesse prendere troppo spazio da una radicalizzazione dello scontro.
15 Il 6 giugno 1849 le truppe rivoluzionarie del Baden minacciarono la sede del governo di Brentano, per costringerlo ad una condotta più decisa della guerra.
16 Regione e fiume della Germania dell'Ovest.
17 "Foresta dell'Oden"; altipiano boscoso tra il Meno e il Neckar, sopra la vallata renana.
18 Le truppe prussiane invasero il Baden passando dal Reno a Gemersheim, il 16 giugno del 1849; il 19 giugno Mieroslawski tentò di arrestarle presso la cittadina di Waghäusel ma fu sconfitto.
19 Aidelberga in italiano antico, già capitale del Palatinato, passò al Baden nel 1802. Sorge sul Neckar, allo sbocco dell'Oddenwald nella pianura renana (122.000 ab. ca. al 1970).
20 Gröben, come Hirschfeld, generali prussiani a capo dei due corpi di spedizione prussiani nel Baden.
21 Cittadina dell'attuale Baden-Württemberg, a poca distanza da Karlsruhe e dal Reno.
22 Misura di lunghezza dell'epoca equivalente a circa 7.500 metri.
23 Affluente destro del Reno, che passa per Rastatt.
24 Allusione alla vittoriosa spedizione "dei Mille" di Garibaldi, contro il regno delle due Sicilie.
25 Cavour mosse l'esercito sabaudo attraverso l'Italia centrale verso il sud, per evitare che i progetti di Garibaldi di una repubblica meridionale autonoma prendessero corpo.
26 Durante la guerra di Crimea (1854-56) era affiorata una netta rivalità tra Russia e Austria. La sconfitta russa e il trattato di Parigi (1856) penalizzarono le mire espansionistiche russe nei Balcani turchi e nel Mar Nero. La Russia appoggiò allora la guerra d'indipendenza italiana e concluse nel 1859 un trattato segreto colla Francia, cui garantiva la sua neutralità in caso di conflitto con l'Austria.
27 È noto che la "terza guerra d'indipendenza" del 1866 vedrà la Germania e l'Italia alleate contro l'Austria.
28 L'insurrezione polacca del 1863, sanguinosamente repressa dalla Russia, fu appoggiata con una manifestazione operaia franco-inglese a Londra, il 22 luglio. I delegati proposero un'associazione internazionale, la cui seduta inaugurale ebbe luogo a St. Martin's Hall, Long Acre, a Londra, il 28 settembre 1864.
29 "Il Precursore" (1866-71).
30 Bakunin, entrato personalmente nell'Internazionale nel 1868, aveva creato un'associazione parallela, l'Alleanza della democrazia socialista, che non fu ammessa nell'Internazionale, e poi, previa modifica degli statuti, accettata. Bakunin sviluppò una aspra lotta contro la leadership di Marx sull'Internazionale, ed i suoi punti di forza erano in Svizzera (Ginevra e Neuchâtel), Francia del Sud, Belgio, Italia e Spagna. I bakuninisti svizzeri erano noti col nome di federazione del Giura.
Dopo aver dichiarato che accettava l'ingiunzione dell'Internazionale di dissolvere l'Alleanza Bakunin la trasformò invece in una società segreta. Al congresso dell'Aia (settembre 1872), Bakunin e i suoi seguaci furono espulsi, ma l'Internazionale cessava allora praticamente di esistere.
32 Forzatura cronologica (Becker morì a settantasette anni), forse per mantenere il parallelismo con il seguente "diciotto".
33 Reparti russi traversarono la Germania tornando in patria, dopo la sconfitta di Napoleone a Lipsia (1813).
34 Espressione proverbiale austro-tedesca.
35 I Nibelunghi (popolo di Sigfrido o altro nome dei Burgundi) è un poema epico tedesco del tredicesimo secolo in., scritto da un ignoto autore austriaco della regione danubiana. Tra i protagonisti Sigfrido, l'eroe della prima parte, il popolo unno (che distrusse Worms, nel Palatinato renano attuale, nel 436 d.C.) e il popolo burgundo, che regnò sul Worms dal 413 al 436 d.C.
36 Guida e difensore dei Burgundi nella seconda parte del poema:
"Venne l'audace Volker, musico assai nobile e conduceva alla festa trenta dei suoi guerrieri che portavano vesti quali un re porterebbe.
Al re fece dire che egli era pronto a partire.
Ora vi dirò chi fosse questo Volker.
Era un nobile signore. Erano a lui soggetti molti prodi guerrieri della terra burgunda.
Poiché suonavano la viola, musico lo chiamavano".
Ultima modifica 11.01.2004